Ier sera, mentre portavo a termine la prefazione dell’interessante saggio di Aureliano Scanferlato “Il cappone questo sconosciuto, 1000 ricette pronte da preparare.”, sono stato raggiunto da un papiro vergato a mano in caratteri cuneiformi dal noto seccatore Decio Sbracazzi. Seppur infastidito da siffatta sfacciataggine ho deciso di renderlo pubblico e rispondere. Di seguito il miserando testo da me tradotto ad occhi chiusi utilizzando il metodo brail adattato all’antico accadico. “ Caro Erre, amico fraterno, raffinato degustatore di amari fatti in casa, mirabolante trapezista di circhi sconosciuti, frequentatore di panchine pubbliche dei più remoti giardini del regno, inarrivabile mediatore di tori, alchimista provetto nonché esperto in topinare, chi ti scrive è il tuo caro amico Decio.
Almanacco letterario polesano