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Fare i giornalisti ai tempi dei social network

AVVISO AI LETTORI: l'articolo originale riportava in chiaro i volti e i nomi delle persone citate. Tutte le cose riportate più sotto - comprese le facce e i nomi dei tizi citati qua - li potete vedere liberamente sulla pagina Facebook della Voce (visibile a tutti). Ci trovate anche un commento del direttore della Voce, che dice che abbiamo scritto un sacco di cose brutte.
Alcuni dei tizi citati, però, ci hanno fatto sapere che, pur essendo molto fieri di scrivere boiate razziste su Facebook, non ci tengono a vederle riportate qui. Li accontentiamo, riproponendo l'articolo in versione riveduta e pixelata.

Il giornale oggi lo fa la gente. Inutile consumare le suole per andare in cerca delle fonti. Oggi basta accendere un computer, rintanati nel tepore di una redazione, e interpellare la gente. Quella gente troppo a lungo trascurata e che ha tante cose da dire. Idee, progetti, analisi sociali che l'informazione deve saper cogliere e raccontare. E la Voce lo fa.


Ad esempio: da qualche settimana la Voce ci va giù duro con gli "abusivi" dell'ex ospedale Maddalena. Che poi sono quelli buttati fuori dalla piscina Baldetti e prima ancora da altri due o tre posti. Nessuno che si chiede se ha senso sgomberare le stesse persone tre o quattro volte di seguito, invece di trovare una soluzione al problema che questi non hanno un posto dove andare.
L'importante è invece carpire i commenti dei lettori. E pazienza se dicono delle fregnacce, tipo che i rumeni sono extracomunitari (Sara X). Matteo X suggerisce la formula del rimpatrio "a pedate". Sono 1.500 chilometri da qui a Bucarest. Calcolando una pedata ogni metro e ammettendo che tutti i diecimila fans della Voce si rendano disponibili ad effettuare una staffetta, sono comunque 150 chilometri a testa! Chi inizia?


La seconda notizia riguarda ladri in fuga a Badia Polesine. In Alto Polesine, spiega la Voce, è ormai allarme sicurezza. Urgono soluzioni. A chi le chiediamo? Ai lettori. Il primo a commentare è uno studio di design, che propone l'uso del napalm. Come in Vietnam, ma a Badia Polesine. Qualcuno senta cosa ne pensano i badiesi.


Fortunatamente, uno dei più assidui commentatori sulla pagina Facebook del giornale rodigino è un residente in zona. E tuttavia, anzichè illuminarci sull'opportunità di usare bombe al napalm in zone abitate o sulle coltivazioni di kiwi già provate dalla tromba d'aria, Michele improvvisa un'analisi sociologica del fenomeno criminale in alto Polesine.


Passa qualche giorno e la Voce interpella il popolo per discutere ancora una volta dei profughi accolti in Polesine. Tanti mi piace, tante condivisioni e qualche problema con la grammatica e la sintassi nel dibattito che segue.


Un approfondimento a tutto tondo, con l'emotività di Domenico ("schifo"), l'analisi sobria e moderata di Arianna, che definisce "merda" i profughi, e la proposta di Carlo di metterli a casa di una certa "Keinge" e di tutto il Pd, concludendo con un "fanculo al governo", con linguaggio tipico del giornalismo anglosassone.


Il tema della sicurezza (maiuscolo) si ripropone dopo una raffica di furti a San Bellino e dintorni, che finisce con una sparatoria notturna e una raffica di cazzate sul web. "Mi piace", condivisioni e commenti a tutto spiano, per un argomento sempreverde. Non si fa attendere il sociologo di prima (quello dei norvegesi), che analizza la situazione con il collega Giovanni: la colpa della criminalità diffusa è della Romania (21,5 milioni di abitanti), del Marocco (32,5 milioni di abitanti), della Cina (1,3 miliardi di abitanti), della Bulgaria (7 milioni), della Croazia (4 milioni) e dell'Albania (3 milioni). Abbiamo dimenticato qualche altro paese?


Un miliardo e mezzo di persone minacciano il Polesine e i fan della Voce sono appena diecimila. Impossibile risolvere la situazione in queste condizioni. Occorre pensarne un'altra.
Così prosegue il brainstorming della gente comune. Un altro Michele propone l'uso di "bazzuca", ma non è chiaro: quanti ne servono? Chi addestrerà i diecimila lettori della Voce a usarli con chirurgica precisione? Basteranno a piegare un miliardo e mezzo di delinquenti?
Poco chiaro il pensiero di Serena e Valeria, che non passerebbero il test linguistico per ottenere la cittadinanza italiana. Cecchettin si propone in versione teologo, per poi debordare in un approfondimento sui giovani laureati che vanno a fare i lavapiatti in Australia. Cosa c'entra? Ce lo spiegherà la Voce nel prossimo numero.


Nel frattempo, si scopre che i protagonisti dell'inseguimento di Badia Polesine erano marocchini. Aveva ragione Michele (il sociologo): non erano norvegesi. Resta che sono 32 milioni di persone, un po' troppe per le sole forze del Polesine. Michele è ancora più preoccupato dalla simpatia che l'intero popolo marocchino (che lui definisce sobriamente "zozzeria") riscuote presso i militanti di sinistra, per nulla turbati dal fatto di simpatizzare acriticamente per 32 milioni di delinquenti armati fino ai denti.
A dimostrazione dei tanti successi del modello democratico esportato sui social network, Michele riscuote grandi consensi e rimorchia alla grande. Tra le sue fans, Eva è talmente emozionata che dimentica la concordanza tra soggetti, verbi e aggettivi possessivi, mentre propone un'ardita teoria economica: convincere i marocchini a tornare a casa loro creerebbe nuovi posti di lavoro in Italia. Domanda: riusciamo a quantificare quanto lavoro si creerebbe? Non è che poi se ne crea troppo e ci tocca lavorare il doppio?

Commenti

  1. Comunque la si pensi, chi ha scritto questo articolo è un genio!

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    1. Un genio che, nella sua ignoranza, prenderà delle denunce. Se io fossi il Spoladori non mancherei di presentare querela

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    2. bene bene bene,avviserò la polizia postale,dato che l autore di questo sottospecie di blog ha tirato in ballo il sottoscritto e altre persone dall alto della sua presunta posizione di superiorità.risponderà delle sue azioni

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    3. Come ti permetti di mettere il mio nome e cognome senza avvisarmi?

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  2. Togliete senno vi faccio denuncia!!

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