Ci eravamo dimenticati in un cassetto questo post, quarto capitolo di una serie di rivelazioni su alcune celebrità di Rovigo. Avevamo iniziato tipo un anno e mezzo fa, ma ce la siamo presa comoda. Dopo le rivelazioni su Monello Vinello e Pino Sbando, ecco finalmente tutta la verità sul famosissimo Monello Vianello. E il terzo capitolo? Erano le rivelazioni su Juanin McNamara. Con calma, prima o poi, pubblichiamo anche quelle.
Su Monello Vianello le informazioni sono contraddittorie. C'è chi dice che si tratti di Deboro Serracchiani, idraulico di Presciane, quasi omonimo dell'europarlamentare del Partito Democratico.
Dell'apparente età di 28 anni (in realtà ne ha 29) Serracchiani è riconoscibile per i vistosi tatuaggi neonazisti che gli sono stati imposti dalla madre all'età di sei anni, per cammuffarne la fisionomia, impensierita da una possibile rivalutazione delle teorie scientifiche di Cesare Lombroso. Altri sostengono che Monello Vianello sia Ermanno Gulph un centenario ex aristocratico che vive da vent'anni in una villa abbandonata nel Delta del Po, nutrendosi di carcasse di animali e defecando nelle pubbliche aiuole del comune di Porto Viro per fare un dispetto al sindaco.
Al di là delle varie teorie, in molti si chiedono soprattutto che fine abbia fatto, dopo aver chiuso di botto il suo blog di successo. Ebbene, diversi conoscenti e alcuni veggenti raccontano un aneddoto piuttosto attendibile. Un triste e mesto sabato sera, Monello Vianello era a casa a vegetare, allietato giusto dalla discreta compagnia della sua coppia di gatti, chiamati Gatto 2 e Gatto 3 (il precedente era morto). Avendo dedicato la maggior parte del suo tempo libero a produrre vivaci affreschi satirici per un blog semi-sconosciuto, aveva trascurato in misura crescente le sue relazioni affettive, cadendo presto in uno stato di spleen, ulteriormente appesantito dalla percezione che il successo del blog aveva iniziato a scemare con la stessa rapidità con cui aveva iniziato a prendere quota, tra l'altro senza mai arrivare ad una vera vetta.
Verso le tre di notte, non riuscendo a prendere sonno, aveva deciso di uscire a fare una passeggiata, respirare l'aria della notte e con l'occasione buttare l'immondizia che giaceva in grandi cumuli maleodoranti nello stanzino di servizio. Così fu, e anche quel sabato, intorno alle tre e mezza, decise di vestirsi e andare a gettare nel bidone un grosso sacco puzzolente, che conteneva la sabbia della lettiera e alcune scatolette vuote.
Erano circa le quattro quando M.V. mise piede fuori dall'appartamento e si infilò in ascensore. Le porte si chiusero. L'ascensore iniziò a scendere rumorosamente. La cabina iniziò a vibrare e quindi a ondeggiare, al punto che M.V., nel tentativo di mantenersi in piedi, lasciò cadere a terra il sacco che si aprì, spargendo metà del contenuto per terra. L'ascensore si bloccò di colpo. Sparì la luce. M.V. rimase al buio. All'interno della scatola di metallo, sospesa intorno al terzo o quarto piano, il sacco dell'immondizia aperto iniziò a spandere un disgustoso odore di merda di gatto e avanzi di cibo irrancidito. Rinchiuso in una bara di metallo sospesa nel vuoto, al buio, avvelenato da miasmi rivoltanti, M.V. si accasciò a terra e si abbandonò ad una potente quanto incredibile visione.
Rimase chiuso nell'ascensore per cinque giorni, finchè non lo salvò un vicino di casa. Nessuno conosce esattamente cosa abbia visto M.V., ma da allora smise di aggiornare il blog. Si dice che abbia concluso la stesura del suo nuovo progetto letterario: un volume di seimila pagine, scritto a mano, contenente solo la frase "Gli archetopi sono treppie di roppo", ripetuta per decine di migliaia di volte.
Su Monello Vianello le informazioni sono contraddittorie. C'è chi dice che si tratti di Deboro Serracchiani, idraulico di Presciane, quasi omonimo dell'europarlamentare del Partito Democratico.
Dell'apparente età di 28 anni (in realtà ne ha 29) Serracchiani è riconoscibile per i vistosi tatuaggi neonazisti che gli sono stati imposti dalla madre all'età di sei anni, per cammuffarne la fisionomia, impensierita da una possibile rivalutazione delle teorie scientifiche di Cesare Lombroso. Altri sostengono che Monello Vianello sia Ermanno Gulph un centenario ex aristocratico che vive da vent'anni in una villa abbandonata nel Delta del Po, nutrendosi di carcasse di animali e defecando nelle pubbliche aiuole del comune di Porto Viro per fare un dispetto al sindaco.
Al di là delle varie teorie, in molti si chiedono soprattutto che fine abbia fatto, dopo aver chiuso di botto il suo blog di successo. Ebbene, diversi conoscenti e alcuni veggenti raccontano un aneddoto piuttosto attendibile. Un triste e mesto sabato sera, Monello Vianello era a casa a vegetare, allietato giusto dalla discreta compagnia della sua coppia di gatti, chiamati Gatto 2 e Gatto 3 (il precedente era morto). Avendo dedicato la maggior parte del suo tempo libero a produrre vivaci affreschi satirici per un blog semi-sconosciuto, aveva trascurato in misura crescente le sue relazioni affettive, cadendo presto in uno stato di spleen, ulteriormente appesantito dalla percezione che il successo del blog aveva iniziato a scemare con la stessa rapidità con cui aveva iniziato a prendere quota, tra l'altro senza mai arrivare ad una vera vetta.
Verso le tre di notte, non riuscendo a prendere sonno, aveva deciso di uscire a fare una passeggiata, respirare l'aria della notte e con l'occasione buttare l'immondizia che giaceva in grandi cumuli maleodoranti nello stanzino di servizio. Così fu, e anche quel sabato, intorno alle tre e mezza, decise di vestirsi e andare a gettare nel bidone un grosso sacco puzzolente, che conteneva la sabbia della lettiera e alcune scatolette vuote.
Erano circa le quattro quando M.V. mise piede fuori dall'appartamento e si infilò in ascensore. Le porte si chiusero. L'ascensore iniziò a scendere rumorosamente. La cabina iniziò a vibrare e quindi a ondeggiare, al punto che M.V., nel tentativo di mantenersi in piedi, lasciò cadere a terra il sacco che si aprì, spargendo metà del contenuto per terra. L'ascensore si bloccò di colpo. Sparì la luce. M.V. rimase al buio. All'interno della scatola di metallo, sospesa intorno al terzo o quarto piano, il sacco dell'immondizia aperto iniziò a spandere un disgustoso odore di merda di gatto e avanzi di cibo irrancidito. Rinchiuso in una bara di metallo sospesa nel vuoto, al buio, avvelenato da miasmi rivoltanti, M.V. si accasciò a terra e si abbandonò ad una potente quanto incredibile visione.
Rimase chiuso nell'ascensore per cinque giorni, finchè non lo salvò un vicino di casa. Nessuno conosce esattamente cosa abbia visto M.V., ma da allora smise di aggiornare il blog. Si dice che abbia concluso la stesura del suo nuovo progetto letterario: un volume di seimila pagine, scritto a mano, contenente solo la frase "Gli archetopi sono treppie di roppo", ripetuta per decine di migliaia di volte.
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