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Nutrie, volpi e altre specie letali in Polesine!

L'alluvione del 1951, un complotto delle volpi?
Un'invasione di tartarughe marine sta danneggiando in modo irreparabile i litorali polesani, con gravissimo nocumento alle attività balneari.
Lo denuncia la Federazione Cacciatori Liberi polesana, associazione di categoria dei cacciatori che da tempo chiede la rimozione di tutte le regole durante la stagione della caccia (compreso il divieto di praticare il nudismo nei centri abitati) e denuncia i danni crescenti provocati dal proliferare di specie venute da chissà dove, quali nutrie, volpi, gazze ladre, gamberi killer, lepri sbranatrici e rospi che non guardano mai la strada prima di attraversare.
Al lungo elenco di piaghe che affliggono il delicato ecosistema polesano e le attività produttive locali, oggi va aggiunta la temibile tartaruga Caretta Caretta, che ormai infesta lagune e litorali della costa polesana.
"Questi animali all'apparenza simpatici e affabili sono in realtà devastanti per il nostro territorio - denuncia il presidente della Fe.Ca.Li., Ispio Tenani - Nel periodo della riproduzione, infatti, creano un sacco di danni alle nostre spiagge. Un loro proliferare incontrollato rischierebbe di mettere in ginocchio la già fragile economia del Delta".
Le tartarughe marine, in effetti, depongono le uova nella calda sabbia dei litorali, dove nasceranno i piccoli tartarughini, che tra mille difficoltà strisciano fino all'acqua per iniziare il ciclo della vita. Un'immagine molto suggestiva e commovente, ma non per la mente pratica di Tenani: "Troiade da ambientalisti. La verità è che con tutto 'sto scavare e raspare, le tartarughe fanno il casino in spiaggia, con il risultato che la gente che va a prendere la tintarella poi rischia di strabucare nella prima buca lasciata dalla tartaruga di passaggio e spaccarsi una gamba".
Una suggestiva e rara immagine di tartaruga Caretta in volo sul Delta.
Ora la Fe.Ca.Li polesana chiede alla Provincia non solo l'autorizzazione ad intervenire per fermare anche questa piaga, ma anche la possibilità di usare metodi più radicali del buon vecchio schioppo a pallettoni. "E' stata lasciata sulle nostre spalle la responsabilità di difendere il territorio dai danni di questi animali senza creanza - protesta il presidente - Ma siamo troppo pochi e con mezzi inadeguati".
La Federazione denuncia da tempo le assurde restrizioni imposte dalla normativa regionale, come il divieto di caccia nelle aree protette, la proibizione di avvelenare le fonti idriche con il polonio radioattivo o quello di usare granate a frammentazione per stanare gli animali dalle tane. Lacci e lacciuoli che, oltre a svilire uno sport sano e a contatto con la natura, impediscono ai cacciatori di agire con efficacia.
"I risultati sono sotto gli occhi di tutti - prosegue - nonostante i nostri sforzi, le nutrie continuano a proliferare incontrollate in fossi e scoline e tagliare la strada agli automobilisti. Le volpi seguitano a scavare profonde tane negli argini dei fiumi e agiscono indisturbate per l'incapacità dei cacciatori di tenere testa alla loro proverbiale furbizia con armi da fuoco adeguate. Di questo passo non lamentiamoci se ci troveremo come nel 1951, quando, con chiaro intento doloso, le maledette volpi provocarono la rotta del Po, con tutto quello che ne conseguì per la nostra povera terra! Ma se ci viene impedito persino di usare fucili mitragliatori in prossimità di asili nido, per il pretestuoso motivo della sicurezza dei bambini, ci spiegate come dovremmo cacciare? Facendo pam! con la bocca?"

Commenti

  1. Con la bocca, per l'appunto. Visto le cazzate che sparate sareste letali.

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