Ricorre oggi 1 anno, 7 mesi e una ventina di giorni dalla morte dello storico cineasta polesano Ornello Zoppo Farfallino e non vogliamo ricordarlo con lo storico necrologio scritto all'epoca della sua scomparsa dall'altrettanto scomparso Monello Vianello.
Vi chiederete: ma che cazzo di anniversario è? Potremmo rispondere che ogni giorno è buono per ricordare una persona che tanto ha dato alla cultura e alla società della terra tra i due fiumi.
Ma la verità è che oggi ricicliamo roba vecchia, scritta da gente più brava di noi, così risparmiamo a noi la fatica di pensare cose nuove e a voi lo strazio di leggere le nostre solite, stupide vaccate.
Si è spento serenamente e senza tumulti Ornello Zoppo Farfallino, cineasta di Costa di Rovigo. Le sue condizioni di salute nei giorni scorsi si erano aggravate, tanto che il medico della mutua ne aveva già disposto la tumulazione nella cappella di famiglia.
Zoppo Farfallino aveva 86 anni, ma ne dimostrava 23 grazie agli audaci tagli di capelli e a uno stile di vita sobrio e misurato: soleva alzarsi alle tre del mattino e crollare addormentato sul pavimento intorno a mezzanotte e mezza, non prima di essersi procurato spettacolari sbronze durante le quali commetteva atti tra i più sconsiderati, quali grattarsi i testicoli con la carta vetrata.
Ornello Zoppo Farfallino ebbe il dono della visione cinque anni fa, quando al ritorno da uno dei suoi vagabondaggi per osterie schiantò per la prima volta a terra in corridoio. Lì ebbe un sogno particolarmente realistico in cui impersonava Gigi il Barone, tuttologo celebrato in ogni angolo del mondo per l'invenzione dell'algoritmo che ha consentito di scoprire che quelli sui gusci delle vongole non sono disegni naturali, ma segni convenzionali tracciati dagli zingari. Al termine del sogno, Dio consegnava kalashnikov ai popoli oppressi, invitandoli a riprendersi in mano il loro destino e intasare di anime di malvagi i gironi degli inferni. Da quel sogno Zoppo Farfallino trasse la convinzione che sarebbe diventato un cineasta affermato. Iniziò la sua carriera agli Studios Sconciaforni, dove correggeva le bozze dei copioni dei più famosi attori hard internazionali. Dopo mesi di gavetta e intere giornate passate a ripulire il linoleum del set dai più improbabili umori corporei, arriva la prima occasione di girare un cortometraggio, un breve sketch dai risvolti simbolici ambientato in un bocciodromo in cui alcuni anziani cercano di lanciare una banana in una vagina. Successivamente si specializzò in film eroico-erotici, per poi aderire al movimento dei Testimoni di Geova, di cui divenne uno dei più famosi e accesi esponenti. Celebre l'attacco con cui interloquiva le signore a cui suonava il campanello: "Sono venuto a portarle la parola del Signore. Suo marito è in casa?"
Zoppo Farfallino lasciò la vita pubblica nel 1997, per i primi problemi di salute, legati a un caso di malasanità: a causa di un intervento malriuscito, al momento della minzione gli usciva piscio da un ginocchio. Trascorse gli ultimi anni di vita nel suo ranch in mezzo alla campagna polesana, allevando ovini e disegnando centinaia di ritratti di dinosauri in lingerie, che alla sua morte sono stati donati alla Fondazione di Pescara che porta il suo nome.
Vi chiederete: ma che cazzo di anniversario è? Potremmo rispondere che ogni giorno è buono per ricordare una persona che tanto ha dato alla cultura e alla società della terra tra i due fiumi.
Ma la verità è che oggi ricicliamo roba vecchia, scritta da gente più brava di noi, così risparmiamo a noi la fatica di pensare cose nuove e a voi lo strazio di leggere le nostre solite, stupide vaccate.
Si è spento serenamente e senza tumulti Ornello Zoppo Farfallino, cineasta di Costa di Rovigo. Le sue condizioni di salute nei giorni scorsi si erano aggravate, tanto che il medico della mutua ne aveva già disposto la tumulazione nella cappella di famiglia.
Zoppo Farfallino aveva 86 anni, ma ne dimostrava 23 grazie agli audaci tagli di capelli e a uno stile di vita sobrio e misurato: soleva alzarsi alle tre del mattino e crollare addormentato sul pavimento intorno a mezzanotte e mezza, non prima di essersi procurato spettacolari sbronze durante le quali commetteva atti tra i più sconsiderati, quali grattarsi i testicoli con la carta vetrata.
Ornello Zoppo Farfallino ebbe il dono della visione cinque anni fa, quando al ritorno da uno dei suoi vagabondaggi per osterie schiantò per la prima volta a terra in corridoio. Lì ebbe un sogno particolarmente realistico in cui impersonava Gigi il Barone, tuttologo celebrato in ogni angolo del mondo per l'invenzione dell'algoritmo che ha consentito di scoprire che quelli sui gusci delle vongole non sono disegni naturali, ma segni convenzionali tracciati dagli zingari. Al termine del sogno, Dio consegnava kalashnikov ai popoli oppressi, invitandoli a riprendersi in mano il loro destino e intasare di anime di malvagi i gironi degli inferni. Da quel sogno Zoppo Farfallino trasse la convinzione che sarebbe diventato un cineasta affermato. Iniziò la sua carriera agli Studios Sconciaforni, dove correggeva le bozze dei copioni dei più famosi attori hard internazionali. Dopo mesi di gavetta e intere giornate passate a ripulire il linoleum del set dai più improbabili umori corporei, arriva la prima occasione di girare un cortometraggio, un breve sketch dai risvolti simbolici ambientato in un bocciodromo in cui alcuni anziani cercano di lanciare una banana in una vagina. Successivamente si specializzò in film eroico-erotici, per poi aderire al movimento dei Testimoni di Geova, di cui divenne uno dei più famosi e accesi esponenti. Celebre l'attacco con cui interloquiva le signore a cui suonava il campanello: "Sono venuto a portarle la parola del Signore. Suo marito è in casa?"
Zoppo Farfallino lasciò la vita pubblica nel 1997, per i primi problemi di salute, legati a un caso di malasanità: a causa di un intervento malriuscito, al momento della minzione gli usciva piscio da un ginocchio. Trascorse gli ultimi anni di vita nel suo ranch in mezzo alla campagna polesana, allevando ovini e disegnando centinaia di ritratti di dinosauri in lingerie, che alla sua morte sono stati donati alla Fondazione di Pescara che porta il suo nome.
tratto da monellovianello.blogspot.com
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