Passa ai contenuti principali

Lo strano caso di Priamo Panagin - Cap. II. Prime perplessità sulla nomina di Priamo

Riassunto della puntata precedente: il sindaco di Rovigo, Bruno Piva, convoca d'urgenza la stampa per presentare un nuovo ingresso in squadra, il misterioso assessore Eustorgio Maria Panagin, più noto come Priamo. Fin da subito il resto della giunta manifesta una visibile mancanza di entusiasmo per il nuovo arrivato, che assomiglia fisicamente a un grosso cincillà, ma quando il primo cittadino ne ufficializza la nomina, tutti gli altri assessori (ad eccezione della Nezzo, assente ingiustificata) manifestano un caleidoscopio di reazioni psicosomatiche.

Così, dunque, reagirono all'annuncio di Piva gli altri assessori, senza alcuna differenza d'età, estrazione sociale o provenienza politica.
Il vicesindaco, Monica Giordani alzò un ditino per aria, chiese di potersi recare alla toilette e, ottenuto il via libera dal suo sindaco, ci si fiondò con tale foga da sfondare la porta ancora chiusa, scardinandola dal muro. Fu recuperata da una pattuglia della Guardia di Finanza, mentre imboccava la Transpolesana. Le sue lesioni, per lo più traumi lacero contusi, furono giudicate guaribili in sette mesi con il ricovero in ospedale, in quindici giorni scegliendo una casa di cura privata.
Nell'istante successivo alle parole del sindaco, Andrea Bimbatti reagì vomitando una sbobba biliosa nella manica della propria giacca e quindi svenendo sul posto. Franco Berti si rese protagonista di un atto di autolesionismo: si sbriciolò infatti l'apparato uditivo alzando a palla il volume dell'Ipod nano, su cui stava ascoltando un disco degli Exhorder, gruppo trash metal americano. Finchè anche Berti si accasciava a terra esanime, l'impiegata con la faccia di Anna Paola Nezzo si levò in piedi e si strappò dapprima la faccia finta, raffigurante le fattezze dell'assessora assente (tuttora dispersa), poi la faccia vera. Senza emettere un fiato, pur con il volto ridotto a una maschera di carpaccio al sangue, si gettò con la testa nel portaombrelli e lì rimase. Antonio Saccardin, invece, non disse nulla.
Quanto ad Aniello Piscopo, reagì strappando con forza bruta un bracciolo dalla poltrona e quindi tentando con esso di fare harakiri. Non riuscendo nell'intento di forarsi il ventre con un manufatto decisamente poco utile allo scopo, se lo mangiò. Dal canto suo, Matteo Zangirolami, vista la scena, staccò un braccio a Piscopo, tentò di strangolarsi con esso e, non riuscendoci, provò a mangiarselo senza successo. Luigi Paulon, infine, si trasformò di botto in una statua di sale, ma sembra che quest'ultima reazione (stando a quanto riferì in seguito l'ufficio stampa) non fosse legata alle parole di Bruno Piva, bensì ad una maledizione biblica giunta a compimento, per incredibile coincidenza, proprio in quell'esatto istante.
Erano passati appena trentasette secondi dall'ingresso della stampa e nella sala già si presentava una scenetta sconcertante, tra assessori assenti, altri stecchiti a terra, alcuni orrendamente mutilati. Uno dei giornalisti presenti rivolse quindi al sindaco un commento dal tono compiaciuto: "Dobbiamo dedurre che la scelta del nuovo assessore non incontra il parere favorevole della sua giunta?"

Commenti

Post popolari in questo blog

Una bella botta di Benito

"Apologia del fascismo io? Ci mancherebbe, conosco la storia e gli errori commessi da Mussolini. Io ho una coscienza civile". Con questa lapidaria replica sulle pagine de La Voce, si era chiusa qualche settimana fa la querelle sulla segretaria della Cisl polesana, Valeria Cittadin, sgamata dal Corriere del Veneto mentre postava su Facebook una frase di Benito Mussolini ("Molti nemici, molto onore") per controbattere alle critiche di alcuni ambientalisti sulla riconversione a carbone di Polesine Camerini. "Non m’importa che la frase sia di Mussolini, m’interessa il concetto che esprime, rappresenta come mi sento", aveva spiegato al Corriere del Veneto fin da subito. Se una frase è bella, insomma, non fa alcuna differenza che sia stata detta da Levinàs o da Adolf Hitler, da Voltaire o da Charles Manson. Incalzata dalla Voce , mentre gli altri giornali non si accorgevano della notizia, la Cittadin replicava ancora più stizzita che non c'era "nie...

Scano Boia!

Nonostante otto comuni deltini (Adria, Corbola, Papozze, Ariano, Loreo, Rosolina, Teglio di Po e PortoViro) capitanati dal prode Geremia Gennari, ambientalista estremo, Presidente dell'Ente Parco del Delta del Po veneto nonchè sindaco della Perla Verde del Delta, Porto Viro, spingano per l'approvazione del rivoluzionario Piano del Parco nel quale verranno addirittura trasformate in strade bianche alcune arterie viarie ora asfaltate, il nono Comune, Porto Tolle, sostenuto dalla Lega che annovera tra le proprie fila il vicesindaco portotollese Ivano Gibin, vero Richelieu del carroccio polesano, si oppone all'approvazione del Piano stesso se non verranno stralciati dal perimetro del Parco 1400 ettari di scani fronte mare.

Voci per la Libertà, un festival bolscevico! Ecco le prove!

(I compagni di Amnesty consegnano il premio a Cristicchi) Il dibattito sui diritti umani non si placa certo dopo la fine del festival villadosano "Voci per la Libertà". Nei giorni scorsi, pensate, il re del Bahrein ha criticato la Siria per le inaudite violenze contro i manifestanti e il presidente iraniano ha denunciato all'Onu l'abuso della violenza contro i manifestanti da parte del governo inglese. Posizioni che confermano l'interessante tesi emersa in occasione del festival 2011 dedicato ad Amnesty International: le violazioni dei diritti umani dipendono dai punti di vista. A volte vanno bene, a volte no e in fondo tutti i gusti sono gusti e in democrazia ognuno la pensa come gli pare.