La proposta della giunta Piva di privilegiare i rovigotti doc nell'assegnazione delle case popolari, a scapito di chiunque provenga dall'esterno del capoluogo, non sembra avere sconvolto il mare piatto della società civile locale, nè tanto meno dell'opposizione.
A parte la Federazione della Sinistra, tutti gli altri sembrano intenti più che altro a cazziarsi su Facebook o a mezzo stampa, col tipo di Sel che dice su a quello del Pd e poi ribatte a quello del Movimento 5 Stelle che però era stato attaccato da un altro e via andando. Ci è anche venuto il dubbio che l'assurdità del provvedimento voluto dalla commissione Casa non sia chiara ai nostri consiglieri. Fortunatamente abbiamo collaudato un metodo scientifico per dimostrare quando una cosa è una stronzata.
Allora, in teoria la questione è piuttosto semplice: il criterio per assegnare una casa a chi non ha i soldi per comprarsela dovrebbe essere il fatto che uno non ha i soldi per comprarsela e non il fatto che uno abiti a Rovigo. Il "premio fedeltà" del Comune, invece, assegna un discreto vantaggio in graduatoria a chi è residente in città da più tempo. E perchè mai? Quale sarebbe il merito? Nonostante l'umorista ufficiale della Lega Nord (Monello Vinello) si sia affannato a cercare di spiegarcelo, continuiamo a pensare che questo criterio non abbia nessun senso, come del resto la maggior parte dei provvedimenti assurdi, pensati per discriminare qualche categoria di persone.
Siccome ragionando in modo logico, evidentemente non riusciamo a farci capire, ci proviamo a modo nostro, cioè concependo delle stronzate simili (e sperando di non dare una nuova idea alla giunta comunale): provate ad esempio ad immaginare di introdurre lo stesso criterio per il rilascio delle patenti. Le scuole guida di Rovigo dovrebbero attribuire punti in più ai candidati residenti a Rovigo da più tempo, a scapito dei non autoctoni e soprattutto mettendo in secondo piano il criterio per cui la patente viene data a chi sa effettivamente guidare. Dunque una tizia che abita a Rovigo da appena un anno e che è bravissima a guidare avrebbe meno chance di prendere la patente di un'altra tizia che vive da sempre in città e che non rispetta le precedenze agli incroci o sbozza le macchine altrui quando parcheggia in retromarcia.
Evitiamo di proporvi un esempio analogo per le assunzioni nei posti pubblici e proviamo a immaginarci qualcosa di simile nel privato: poniamo che le attività commerciali rodigine pongano come requisito preferenziale per un'assunzione di personale l'abitare a Rovigo da tot anni. Scommettiamo che questa proposta piacerebbe un sacco agli amici padani. Immaginatevi cosa si vedrebbe costretta a fare la vostra trattoria preferita, dovendo scegliere tra un ottimo cuoco venuto da fuori città e un tizio che abita in Tassina e sa a malapena aprire le scatolette della Simmenthal. Bene, amici che non capite cosa c'è di assurdo nel "premio fedeltà" ai cittadini rovigotti, fate lo sforzo di andare a mangiare nella vostra trattoria preferita dopo che hanno assunto un'idiota, incapace di cucinare ma residente in città da una vita. Poi fateci sapere com'è venuto il mussetto con la polenta.
A parte la Federazione della Sinistra, tutti gli altri sembrano intenti più che altro a cazziarsi su Facebook o a mezzo stampa, col tipo di Sel che dice su a quello del Pd e poi ribatte a quello del Movimento 5 Stelle che però era stato attaccato da un altro e via andando. Ci è anche venuto il dubbio che l'assurdità del provvedimento voluto dalla commissione Casa non sia chiara ai nostri consiglieri. Fortunatamente abbiamo collaudato un metodo scientifico per dimostrare quando una cosa è una stronzata.
Allora, in teoria la questione è piuttosto semplice: il criterio per assegnare una casa a chi non ha i soldi per comprarsela dovrebbe essere il fatto che uno non ha i soldi per comprarsela e non il fatto che uno abiti a Rovigo. Il "premio fedeltà" del Comune, invece, assegna un discreto vantaggio in graduatoria a chi è residente in città da più tempo. E perchè mai? Quale sarebbe il merito? Nonostante l'umorista ufficiale della Lega Nord (Monello Vinello) si sia affannato a cercare di spiegarcelo, continuiamo a pensare che questo criterio non abbia nessun senso, come del resto la maggior parte dei provvedimenti assurdi, pensati per discriminare qualche categoria di persone.
Siccome ragionando in modo logico, evidentemente non riusciamo a farci capire, ci proviamo a modo nostro, cioè concependo delle stronzate simili (e sperando di non dare una nuova idea alla giunta comunale): provate ad esempio ad immaginare di introdurre lo stesso criterio per il rilascio delle patenti. Le scuole guida di Rovigo dovrebbero attribuire punti in più ai candidati residenti a Rovigo da più tempo, a scapito dei non autoctoni e soprattutto mettendo in secondo piano il criterio per cui la patente viene data a chi sa effettivamente guidare. Dunque una tizia che abita a Rovigo da appena un anno e che è bravissima a guidare avrebbe meno chance di prendere la patente di un'altra tizia che vive da sempre in città e che non rispetta le precedenze agli incroci o sbozza le macchine altrui quando parcheggia in retromarcia.
Evitiamo di proporvi un esempio analogo per le assunzioni nei posti pubblici e proviamo a immaginarci qualcosa di simile nel privato: poniamo che le attività commerciali rodigine pongano come requisito preferenziale per un'assunzione di personale l'abitare a Rovigo da tot anni. Scommettiamo che questa proposta piacerebbe un sacco agli amici padani. Immaginatevi cosa si vedrebbe costretta a fare la vostra trattoria preferita, dovendo scegliere tra un ottimo cuoco venuto da fuori città e un tizio che abita in Tassina e sa a malapena aprire le scatolette della Simmenthal. Bene, amici che non capite cosa c'è di assurdo nel "premio fedeltà" ai cittadini rovigotti, fate lo sforzo di andare a mangiare nella vostra trattoria preferita dopo che hanno assunto un'idiota, incapace di cucinare ma residente in città da una vita. Poi fateci sapere com'è venuto il mussetto con la polenta.
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