In questi giorni il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha chiarito che la Padania in effetti non esiste, un'ovvietà che ha fatto incazzare un sacco di leghisti. Era davvero necessario? Pare di sì. Di questo passo, come minimo, ci aspettiamo che il Quirinale metta la parola fine alla querelle sull'esistenza di Dio, che pur non esistendo continua ad essere sfruttato a fini commerciali dal Vaticano, più o meno come avviene per Topolino nei parchi Disneyland.
Tornano ai leghisti incazzati di cui sopra, in questi giorni essi si sono scatenati senza alcun freno contro il presidente della Repubblica, tirando fuori dal cassetto un'altra cosa che tutti sanno: il suo passato comunista.
Napolitano, è ben noto, è stato a suo tempo un alto esponente del Partito comunista italiano. E purtroppo nemmeno l'aver partecipato alla stesura di una delle più schifose leggi contro gli immigrati basta a riabilitarlo agli occhi del popolo che si crede padano. Però ai leghisti che tanto deplorano la presenza di presunti comunisti, anzi komunisti, sul suolo italico, vorremmo ricordare un paio di cosette:
1) di comunisti sul suolo italico negli ultimi anni noi non ne abbiamo visto mezzo (quanto meno tra quelli andati al potere), sempre che i furiosi estimatori di Bossi non si confondano con certi paraculi frequentatori dei salotti della Roma bene, che davano lezioni di comunismo ad operai che guadagnano un decimo del loro stipendio;
2) il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, per un po' di tempo ha avuto la tessera del Pci di Verghera e prima ancora era stato nel gruppo dei "sovversivi" del Manifesto, nel Partito di Unità Proletaria per il comunismo e nell'Arci, ma evidentemente tutte le volte aveva sbagliato indirizzo;
3) il Ministro dell'Interno, Roberto Maroni, negli anni Settanta militò per un bel po' di tempo in Democrazia Proletaria, ma è bene precisare che la prima condanna per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale se la prese che era già leghista;
4) nel primo parlamento del Nord c'era pure la lista dei Comunisti Padani, guidata da Matteo Salvini, che conquistò ben cinque seggi, ma evidentemente non sapevano niente dei milioni di morti causati dal comunismo.
Nonostante questo, invitiamo gli antikomunisti leghisti a non prendersela con i loro colleghi di partito che hanno avuto la sfortuna di essere stati comunisti. Primo, non tutti i komunisti sono dei cattivi ragazzi. Militava in Democrazia Proletaria anche Peppino Impastato, un modesto eroe della lotta alla mafia. A lui però è andata peggio che a Maroni, guarda i casi della vita.
Secondo, quando Napolitano applaudiva l'invasione sovietica dell'Ungheria, tutti questi ex comunisti erano ancora poppanti o ancora nelle palle dei rispettivi padri.
Infine, tra i leghisti ci sono anche un sacco di anticomunisti doc, tipo Giancarlo Gentilini, famoso soprattutto per le sue affermazioni dal retrogusto hitleriano su immigrati, culattoni e zingari. O tipo Mario Borghezio, giovane militante nella Jeune Europe, tuttora frequentatore degli ambienti neonazisti europei. Nel '76 lo fermarono al confine con una cartolina di Ordine Nuovo intestata al "bastardo Luciano Violante", in cui si inneggiava all'omicidio del giudice Occorsio, tra svastiche e lodi ad Hitler. Per questi meriti oggi è eurodeputato e di questo passato sembra che nessuno nella Lega si vergogni. Del resto, ogni tanto non farebbero male nemmeno vergognarsi del presente.
Tornano ai leghisti incazzati di cui sopra, in questi giorni essi si sono scatenati senza alcun freno contro il presidente della Repubblica, tirando fuori dal cassetto un'altra cosa che tutti sanno: il suo passato comunista.
Napolitano, è ben noto, è stato a suo tempo un alto esponente del Partito comunista italiano. E purtroppo nemmeno l'aver partecipato alla stesura di una delle più schifose leggi contro gli immigrati basta a riabilitarlo agli occhi del popolo che si crede padano. Però ai leghisti che tanto deplorano la presenza di presunti comunisti, anzi komunisti, sul suolo italico, vorremmo ricordare un paio di cosette:
1) di comunisti sul suolo italico negli ultimi anni noi non ne abbiamo visto mezzo (quanto meno tra quelli andati al potere), sempre che i furiosi estimatori di Bossi non si confondano con certi paraculi frequentatori dei salotti della Roma bene, che davano lezioni di comunismo ad operai che guadagnano un decimo del loro stipendio;
2) il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, per un po' di tempo ha avuto la tessera del Pci di Verghera e prima ancora era stato nel gruppo dei "sovversivi" del Manifesto, nel Partito di Unità Proletaria per il comunismo e nell'Arci, ma evidentemente tutte le volte aveva sbagliato indirizzo;
3) il Ministro dell'Interno, Roberto Maroni, negli anni Settanta militò per un bel po' di tempo in Democrazia Proletaria, ma è bene precisare che la prima condanna per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale se la prese che era già leghista;
4) nel primo parlamento del Nord c'era pure la lista dei Comunisti Padani, guidata da Matteo Salvini, che conquistò ben cinque seggi, ma evidentemente non sapevano niente dei milioni di morti causati dal comunismo.
Nonostante questo, invitiamo gli antikomunisti leghisti a non prendersela con i loro colleghi di partito che hanno avuto la sfortuna di essere stati comunisti. Primo, non tutti i komunisti sono dei cattivi ragazzi. Militava in Democrazia Proletaria anche Peppino Impastato, un modesto eroe della lotta alla mafia. A lui però è andata peggio che a Maroni, guarda i casi della vita.
Secondo, quando Napolitano applaudiva l'invasione sovietica dell'Ungheria, tutti questi ex comunisti erano ancora poppanti o ancora nelle palle dei rispettivi padri.
Infine, tra i leghisti ci sono anche un sacco di anticomunisti doc, tipo Giancarlo Gentilini, famoso soprattutto per le sue affermazioni dal retrogusto hitleriano su immigrati, culattoni e zingari. O tipo Mario Borghezio, giovane militante nella Jeune Europe, tuttora frequentatore degli ambienti neonazisti europei. Nel '76 lo fermarono al confine con una cartolina di Ordine Nuovo intestata al "bastardo Luciano Violante", in cui si inneggiava all'omicidio del giudice Occorsio, tra svastiche e lodi ad Hitler. Per questi meriti oggi è eurodeputato e di questo passato sembra che nessuno nella Lega si vergogni. Del resto, ogni tanto non farebbero male nemmeno vergognarsi del presente.
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