Siamo un po' a corto di materiale fresco. Ammesso che ve ne freghi qualcosa, sappiate che per ogni post che pubblichiamo in questo almanacco-di-satira-polesana ce ne sono almeno cinque o sei che restano nel cassetto incompiuti. In questi giorni ci siamo incartati nel tentativo di scrivere uno di questi famosi post destinati all'oblio o alla pubblicazione in qualche raccolta di scarti dopo un effimero successo post mortem, ma ci siamo incartati perchè la trama era troppo contorta. Leggete e diteci se non è così.
La storia è più o meno questa. C'è un tizio di nome Remo Sernagiotto che fa l'assessore regionale in Veneto e ha la delega al Sociale. Un giorno questo tizio ha un'idea delle sue per sopperire alla scarsità di fondi per le scuole materne pubbliche: abolire le scuole materne pubbliche. Avete letto bene. Non, si badi bene, chiedere al Governo più fondi, tagliando magari dai capitoli di bilancio relativi agli armamenti o alle grandi opere, bensì andando al sodo. Se le scuole costano, tagliamo le scuole. In un articolo pubblicato sul Corriere del Veneto [1] l'assessore regionale Sernagiotto espone il suo progetto: "E’ un piano di riforma della scuola dell’infanzia. Consiste nell’affidare le materne statali e comunali alla gestione di Chiesa, parrocchie, cooperative e famiglie riunite in Ipab, perchè così si risparmierebbero circa 300 milioni l’anno, da poter ridistribuire alle famiglie e allo stesso sistema formativo". La riforma invocata da Sernagiotto potrebbe essere - perchè no? - l'apripista di una serie di riforme, di cui già si vedono i germi, da estendere al territorio nazionale, come l'abolizione della Sanità pubblica, in favore di un sistema interamente privato, finanziato ovviamente con soldi pubblici. Secondo Sernagiotto, il privato è più efficiente del pubblico. Ma Sernagiotto è un amministratore pubblico, non privato. E questo è il primo punto su cui ci siamo incartati, perchè non ci torna che un amministratore pubblico denunci la pubblica amministrazione di cui lui stesso è responsabile, magnificando le virtù del privato come se fosse egli stesso titolare di un'iniziativa privata. Oltretutto, se chiudessimo i servizi pubblici, lasciando tutto in mano ai privati, l'assessore Sernagiotto e i suoi colleghi non servirebbero più a niente (posto che oggi servano a qualcosa), non avendo più un pubblico da amministrare.
Uno si chiede: non è che magari l'assessore voleva fare felici quei privati (chiesa, cooperative e Ipab) che dovrebbero gestire le scuole materne private? Fosse così, ti aspetteresti di vedere folle di prelati organizzare una ola in onore del loro beniamino. E invece no. Risposta della Fism (scuole materne paritarie): "Capisco le buone intenzioni dell’autore, ma è una follia pensare di eliminare 560 scuole pubbliche, con 1700 sezioni e 3400 insegnanti, per affidarle a cooperative e parrocchie che sicuramente non le vorranno. Tra l’altro non puoi toccare i contratti nazionali di lavoro. E poi la presenza delle statali non è un danno ma un arricchimento della proposta formativa". Risposta del Comitato per la parità scolastica: "Il sistema educativo di formazione e istruzione si basa sulla pluralità dell’offerta. se viene a mancare, cadono anche la libertà di scelta dei genitori e il principio di autonomia". Protesta perfino il Pd, che appena poche settimane fa incredibilmente attaccava il governo per i tagli ai fondi delle scuole private [2], ebbene sì. Insomma, non si capisce più niente. Noi pensavamo che preti e privati si fregassero le mani all'idea che il pubblico regalasse loro un sacco di scuole pubbliche da gestire, ma evidentemente nel piano dell'assessore regionale deve esserci una fregatura che ci sfugge.
Comunque, già fin qui la trama era abbastanza complicata. Qualche giorno dopo, scopriamo che la collega di Sernagiotto, l'assessore Isi Coppola, è a Ca' Tiepolo a inaugurare la nuova scuola materna e magnificare gli investimenti della Regione nei servizi pubblici. Fermi lì. Per favore, cari assessori, mettetevi d'accordo e fateci sapere con parole vostre. A questo punto già non sapevamo più cosa scrivere, ma a complicare ulteriormente il plot è arrivato un elemento rituale del dibattito politico polesano, ossia l'intervento di Graziano Azzalin, consigliere regionale del Partito Democratico di cui sopra. Azzalin, già noto per i suoi salaci interventi sul fatto che le banane sono ricche di potassio e sull'importanza di sapere le lingue oggidì, prende la parola per denunciare le "dichiarazioni surrealmente contrastanti che sono state fatte dai due assessori regionali", le "evidenti contraddizioni", la "preoccupante improvvisazione" [3]. E fin qui ce ne eravamo accorti anche noi che siamo ignoranti. Però fa strano che a criticare l'incoerenza di due colleghi sia uno che, per rievocare un episodio recente, prima era contro alla centrale a carbone a Porto Tolle, poi era rassegnato, poi era contrario a modificare la legge sul Parco per consentire la costruzione della centrale, poi al momento di prendere posizione in consiglio regionale ha annunciato un emendamento migliorativo (per la cui stesura pare avesse chiesto aiuto ad un autorevole rappresentante del movimento no coke polesano), infine ha votato assieme al centrodestra a favore della modifica suddetta, mentre tutto il suo partito si asteneva. Insomma, un campione di coerenza. Qui ci siamo incartati di nuovo e francamente rinunciamo. E' una trama decisamente troppo complicata e noi, in fondo, siamo menti semplici. Ci fanno ancora ridere le gag con la cacca e quando la maestra dice "mutande".
La storia è più o meno questa. C'è un tizio di nome Remo Sernagiotto che fa l'assessore regionale in Veneto e ha la delega al Sociale. Un giorno questo tizio ha un'idea delle sue per sopperire alla scarsità di fondi per le scuole materne pubbliche: abolire le scuole materne pubbliche. Avete letto bene. Non, si badi bene, chiedere al Governo più fondi, tagliando magari dai capitoli di bilancio relativi agli armamenti o alle grandi opere, bensì andando al sodo. Se le scuole costano, tagliamo le scuole. In un articolo pubblicato sul Corriere del Veneto [1] l'assessore regionale Sernagiotto espone il suo progetto: "E’ un piano di riforma della scuola dell’infanzia. Consiste nell’affidare le materne statali e comunali alla gestione di Chiesa, parrocchie, cooperative e famiglie riunite in Ipab, perchè così si risparmierebbero circa 300 milioni l’anno, da poter ridistribuire alle famiglie e allo stesso sistema formativo". La riforma invocata da Sernagiotto potrebbe essere - perchè no? - l'apripista di una serie di riforme, di cui già si vedono i germi, da estendere al territorio nazionale, come l'abolizione della Sanità pubblica, in favore di un sistema interamente privato, finanziato ovviamente con soldi pubblici. Secondo Sernagiotto, il privato è più efficiente del pubblico. Ma Sernagiotto è un amministratore pubblico, non privato. E questo è il primo punto su cui ci siamo incartati, perchè non ci torna che un amministratore pubblico denunci la pubblica amministrazione di cui lui stesso è responsabile, magnificando le virtù del privato come se fosse egli stesso titolare di un'iniziativa privata. Oltretutto, se chiudessimo i servizi pubblici, lasciando tutto in mano ai privati, l'assessore Sernagiotto e i suoi colleghi non servirebbero più a niente (posto che oggi servano a qualcosa), non avendo più un pubblico da amministrare.
Uno si chiede: non è che magari l'assessore voleva fare felici quei privati (chiesa, cooperative e Ipab) che dovrebbero gestire le scuole materne private? Fosse così, ti aspetteresti di vedere folle di prelati organizzare una ola in onore del loro beniamino. E invece no. Risposta della Fism (scuole materne paritarie): "Capisco le buone intenzioni dell’autore, ma è una follia pensare di eliminare 560 scuole pubbliche, con 1700 sezioni e 3400 insegnanti, per affidarle a cooperative e parrocchie che sicuramente non le vorranno. Tra l’altro non puoi toccare i contratti nazionali di lavoro. E poi la presenza delle statali non è un danno ma un arricchimento della proposta formativa". Risposta del Comitato per la parità scolastica: "Il sistema educativo di formazione e istruzione si basa sulla pluralità dell’offerta. se viene a mancare, cadono anche la libertà di scelta dei genitori e il principio di autonomia". Protesta perfino il Pd, che appena poche settimane fa incredibilmente attaccava il governo per i tagli ai fondi delle scuole private [2], ebbene sì. Insomma, non si capisce più niente. Noi pensavamo che preti e privati si fregassero le mani all'idea che il pubblico regalasse loro un sacco di scuole pubbliche da gestire, ma evidentemente nel piano dell'assessore regionale deve esserci una fregatura che ci sfugge.
Comunque, già fin qui la trama era abbastanza complicata. Qualche giorno dopo, scopriamo che la collega di Sernagiotto, l'assessore Isi Coppola, è a Ca' Tiepolo a inaugurare la nuova scuola materna e magnificare gli investimenti della Regione nei servizi pubblici. Fermi lì. Per favore, cari assessori, mettetevi d'accordo e fateci sapere con parole vostre. A questo punto già non sapevamo più cosa scrivere, ma a complicare ulteriormente il plot è arrivato un elemento rituale del dibattito politico polesano, ossia l'intervento di Graziano Azzalin, consigliere regionale del Partito Democratico di cui sopra. Azzalin, già noto per i suoi salaci interventi sul fatto che le banane sono ricche di potassio e sull'importanza di sapere le lingue oggidì, prende la parola per denunciare le "dichiarazioni surrealmente contrastanti che sono state fatte dai due assessori regionali", le "evidenti contraddizioni", la "preoccupante improvvisazione" [3]. E fin qui ce ne eravamo accorti anche noi che siamo ignoranti. Però fa strano che a criticare l'incoerenza di due colleghi sia uno che, per rievocare un episodio recente, prima era contro alla centrale a carbone a Porto Tolle, poi era rassegnato, poi era contrario a modificare la legge sul Parco per consentire la costruzione della centrale, poi al momento di prendere posizione in consiglio regionale ha annunciato un emendamento migliorativo (per la cui stesura pare avesse chiesto aiuto ad un autorevole rappresentante del movimento no coke polesano), infine ha votato assieme al centrodestra a favore della modifica suddetta, mentre tutto il suo partito si asteneva. Insomma, un campione di coerenza. Qui ci siamo incartati di nuovo e francamente rinunciamo. E' una trama decisamente troppo complicata e noi, in fondo, siamo menti semplici. Ci fanno ancora ridere le gag con la cacca e quando la maestra dice "mutande".
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