La nuova giunta comunale si prepara a rivedere i criteri per l'assegnazione delle case popolari, con nuove priorità. Quali? Il reddito? Nooo. L'essere senza casa dopo uno sfratto? Banale. Non avere manco gli occhi pe' piagnere? Roba d'altri tempi.
Il nuovo criterio è il "premio fedeltà", come spiega un articolo del Corriere del Veneto: più tempo hai trascorso nel ridente capoluogo polesano, più punti prendi in graduatoria. E se ci sei nato, vale più punti delle tue difficoltà di reddito. Un modo elegante per dire che Rovigo sa essere una città accogliente, ma solo se sei ricco.
In pratica, se fino a 5 anni fa abitavi a Gavello e poi ti sei trasferito a Rovigo e ora hai bisogno della casa popolare, sono cazzi tuoi. Tornatene pure a Gavello. Ma stiano tranquilli gli abitanti del comune lungo il Canalbianco: la giunta comunale non ce l'ha con loro. Il "premio fedeltà" è solo l'ennesima trovata per discriminare le famiglie di immigrati che hanno la sfiga di essere povere. Se in mezzo ci finiranno anche i migranti gavellesi, è solo per un incidente di percorso.
Ecco come dovrebbe funzionare il nuovo sistema di valutazione che la giunta sta vagliando: se sei a Rovigo da almeno vent'anni, ti becchi ben 3,5 punti, ossia mezzo punto in più rispetto al criterio dell'incidenza dell'affitto sul reddito (voce che dovrebbe essere ridotta ad appena tre punti, anzichè gli attuali sei). In sintesi: ha mezza chance in più di avere la casa popolare uno che vive a Rovigo da una vita, piuttosto che uno che è veramente povero. Un mezzo punto dal grande valore simbolico.
Il premio fedeltà assegna altri punti a scalare: se vivi in città da almeno 15 anni hai tre punti, ne becchi due se ci vivi da dodici e via scendendo. Si attendono nuovi strabilianti criteri selettivi, tipo l'analisi del Dna per assegnare le case solo a cittadini di stirpe rovigotta da almeno tre generazioni o la gara di preparazione della polenta con assegnazione della casa al vincitore. Il sistema così com'è dovrebbe comunque raggiungere l'obiettivo per cui è stato concepito dalla commissione Casa: mettere agli ultimi posti delle graduatorie per l'assegnazione degli alloggi tutte le famiglie i cui componenti manifestino un colore della pelle leggermente diverso da quello nostrano. Non tutte, eppercarità, mica sono razzisti: solo quelle che non sono abbastanza ricche da permettersi il mutuo per acquistare un villino in Tassina. Se vogliono le case, le comprino dal privato, che poi con i soldi incassati finanzierà - guarda a volte le coincidenze - la campagna elettorale di tizio e caio. Altrimenti vadano altrove. Passi che uno è negro, ma pure povero è troppo.
In attesa di sviluppi, ci permettiamo di rilanciare con un'interpretazione ancora più restrittiva del concetto "Rovigo ai rodigini". Nominare assessori solo rodigini purosangue, nati a Rovigo e da sempre residenti in città. Tale provvedimento dovrebbe essere approvato in tutti i comuni polesani ed esteso agli enti di secondo grado. Ad esempio, non si capisce perchè i lendinaresi abbiano pagato per anni lo stipendio da assessore a uno venuto da Rovigo, che tra l'altro se n'è andato sul più bello appena ha trovato dove si guadagnava meglio. Non c'era nessuno in città di altrettanto meritevole?
A voi il piacere di individuare gli altri politici non propriamente autoctoni che rivestono cariche pubbliche in Polesine profumatamente pagate con i soldi di noi nativi polesani. Vi diamo un aiutino: iniziate dai leghisti.
Il nuovo criterio è il "premio fedeltà", come spiega un articolo del Corriere del Veneto: più tempo hai trascorso nel ridente capoluogo polesano, più punti prendi in graduatoria. E se ci sei nato, vale più punti delle tue difficoltà di reddito. Un modo elegante per dire che Rovigo sa essere una città accogliente, ma solo se sei ricco.
In pratica, se fino a 5 anni fa abitavi a Gavello e poi ti sei trasferito a Rovigo e ora hai bisogno della casa popolare, sono cazzi tuoi. Tornatene pure a Gavello. Ma stiano tranquilli gli abitanti del comune lungo il Canalbianco: la giunta comunale non ce l'ha con loro. Il "premio fedeltà" è solo l'ennesima trovata per discriminare le famiglie di immigrati che hanno la sfiga di essere povere. Se in mezzo ci finiranno anche i migranti gavellesi, è solo per un incidente di percorso.
Ecco come dovrebbe funzionare il nuovo sistema di valutazione che la giunta sta vagliando: se sei a Rovigo da almeno vent'anni, ti becchi ben 3,5 punti, ossia mezzo punto in più rispetto al criterio dell'incidenza dell'affitto sul reddito (voce che dovrebbe essere ridotta ad appena tre punti, anzichè gli attuali sei). In sintesi: ha mezza chance in più di avere la casa popolare uno che vive a Rovigo da una vita, piuttosto che uno che è veramente povero. Un mezzo punto dal grande valore simbolico.
Il premio fedeltà assegna altri punti a scalare: se vivi in città da almeno 15 anni hai tre punti, ne becchi due se ci vivi da dodici e via scendendo. Si attendono nuovi strabilianti criteri selettivi, tipo l'analisi del Dna per assegnare le case solo a cittadini di stirpe rovigotta da almeno tre generazioni o la gara di preparazione della polenta con assegnazione della casa al vincitore. Il sistema così com'è dovrebbe comunque raggiungere l'obiettivo per cui è stato concepito dalla commissione Casa: mettere agli ultimi posti delle graduatorie per l'assegnazione degli alloggi tutte le famiglie i cui componenti manifestino un colore della pelle leggermente diverso da quello nostrano. Non tutte, eppercarità, mica sono razzisti: solo quelle che non sono abbastanza ricche da permettersi il mutuo per acquistare un villino in Tassina. Se vogliono le case, le comprino dal privato, che poi con i soldi incassati finanzierà - guarda a volte le coincidenze - la campagna elettorale di tizio e caio. Altrimenti vadano altrove. Passi che uno è negro, ma pure povero è troppo.
In attesa di sviluppi, ci permettiamo di rilanciare con un'interpretazione ancora più restrittiva del concetto "Rovigo ai rodigini". Nominare assessori solo rodigini purosangue, nati a Rovigo e da sempre residenti in città. Tale provvedimento dovrebbe essere approvato in tutti i comuni polesani ed esteso agli enti di secondo grado. Ad esempio, non si capisce perchè i lendinaresi abbiano pagato per anni lo stipendio da assessore a uno venuto da Rovigo, che tra l'altro se n'è andato sul più bello appena ha trovato dove si guadagnava meglio. Non c'era nessuno in città di altrettanto meritevole?
A voi il piacere di individuare gli altri politici non propriamente autoctoni che rivestono cariche pubbliche in Polesine profumatamente pagate con i soldi di noi nativi polesani. Vi diamo un aiutino: iniziate dai leghisti.
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