Sul Resto del Carlino di oggi si dà notizia della visita del sindaco di Rovigo, Bruno Piva, alla centrale termoelettrica di Polesine Camerini, per la quale Enel ha in progetto una riconversione a carbone.
La vera rivelazione, però, sta in un trafiletto che evidenziamo nella foto a fianco: "Novecento posti di lavoro. Il tesoro di Polesine Camerini". Il dato stupirà, ma non è un refuso, infatti l'articolo ribadisce: "Nei successivi quarant'anni di esercizio, l'impianto darà complessivamente 900 posti di lavoro stabili al territorio, alle dirette dipendenze di Enel e all'indotto". Ebbene, è avvenuto un miracolo. Fino a non molto tempo fa i posti di lavoro legati alla centrale a carbone erano 650-700, tra dipendenti e indotto.
Ad esempio, in un intervento di un paio di anni fa, Maurizio Ferro (portavoce del Comitato d'azione dei lavoratori Enel), ricordava "i 700 posti di lavoro che la centrale di Porto Tolle avrà a regime grazie alla conversione a carbone pulito".
Nel maggio di quest'anno, invece, un comunicato del Comitato parla di "800 posti di lavoro stabili a fine cantiere". Ma già con l'estate il numero dei futuri lavoratori è salito a 1.000, come annuncia un successivo intervento del Comitato. Insomma, i posti di lavoro della centrale a carbone sono aumentati del 14% in due anni e addirittura di un ulteriore 25% tra maggio e luglio.
Non sappiamo se la cifra fornita dal Carlino sia indice di un nuovo calo, ma in ogni caso è un dato di fatto incontrovertibile che se la centrale fosse stata realizzata nel 2009, avrebbe dato lavoro a duecento persone in meno rispetto ad oggi.
Di chi è il merito? Dei tanto vituperati ambientalisti che in questi anni sono riusciti a rallentare l'iter delle autorizzazioni più volte, facendo guadagnare il 28,5% i posti di lavoro in più nell'impianto. Oltre a ringraziarli, dovremmo invitarli tutti a proseguire senza sosta nella loro lotta. Se si mantiene l'attuale trend, realizzare la centrale tra quattro anni porterà lavoro a oltre 1.500 persone. Altro che le briciole di cui si accontentano i soliti frettolosi. Oggi più che mai, se avete a cuore l'occupazione, occorre temporeggiare.
La vera rivelazione, però, sta in un trafiletto che evidenziamo nella foto a fianco: "Novecento posti di lavoro. Il tesoro di Polesine Camerini". Il dato stupirà, ma non è un refuso, infatti l'articolo ribadisce: "Nei successivi quarant'anni di esercizio, l'impianto darà complessivamente 900 posti di lavoro stabili al territorio, alle dirette dipendenze di Enel e all'indotto". Ebbene, è avvenuto un miracolo. Fino a non molto tempo fa i posti di lavoro legati alla centrale a carbone erano 650-700, tra dipendenti e indotto.
Ad esempio, in un intervento di un paio di anni fa, Maurizio Ferro (portavoce del Comitato d'azione dei lavoratori Enel), ricordava "i 700 posti di lavoro che la centrale di Porto Tolle avrà a regime grazie alla conversione a carbone pulito".
Nel maggio di quest'anno, invece, un comunicato del Comitato parla di "800 posti di lavoro stabili a fine cantiere". Ma già con l'estate il numero dei futuri lavoratori è salito a 1.000, come annuncia un successivo intervento del Comitato. Insomma, i posti di lavoro della centrale a carbone sono aumentati del 14% in due anni e addirittura di un ulteriore 25% tra maggio e luglio.
Non sappiamo se la cifra fornita dal Carlino sia indice di un nuovo calo, ma in ogni caso è un dato di fatto incontrovertibile che se la centrale fosse stata realizzata nel 2009, avrebbe dato lavoro a duecento persone in meno rispetto ad oggi.
Di chi è il merito? Dei tanto vituperati ambientalisti che in questi anni sono riusciti a rallentare l'iter delle autorizzazioni più volte, facendo guadagnare il 28,5% i posti di lavoro in più nell'impianto. Oltre a ringraziarli, dovremmo invitarli tutti a proseguire senza sosta nella loro lotta. Se si mantiene l'attuale trend, realizzare la centrale tra quattro anni porterà lavoro a oltre 1.500 persone. Altro che le briciole di cui si accontentano i soliti frettolosi. Oggi più che mai, se avete a cuore l'occupazione, occorre temporeggiare.
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