I lavori per l'Autostrada Ponte Marabin-San Bortolo |
Il corso del Popolo
Abbiamo già approfondito la storia dell'Adigetto nella prima puntata di questa rubrica. Oggi andiamo a trattare brevemente la storia di ciò che sorse al posto del fiume, la strada che tuttora taglia in due la città.
Dopo la tombinatura del fiume, fu evidente da subito che il nuovo corso che sarebbe sorto al suo posto poteva rivestire un ruolo strategico nell'assetto viario non solo regionale, ma financo internazionale, mettendo in collegamento il corridoio 28 Kiev-Livorno con la costruenda Statale 16 Padova-Santa Maria di Leuca e con l'asse di collegamento tra Comacchio e la città belga di Boulougne-sur-Mer. A quell'epoca iniziarono a fiorire i primi progetti per il potenziamento di corso del Popolo in un'ottica di rilancio economico della città, messa in ginocchio dall'invasione delle locuste nel 1967.
Negli anni Settanta-Ottanta il corso finì però al centro di uno scandalo, allorchè si scoprì che l'onorevole socialista Ulderico Fajazzio, autorevole rappresentante del Polesine in parlamento, aveva approvato un progetto di conversione in autostrada a tre corsie della via centrale della città, in cambio di una mazzetta da cinquanta milioni. La nuova autostrada a pedaggio avrebbe dovuto collegare la rotatoria di ponte Marabin con il quartiere San Bortolo, congiungendosi alla tangenziale est. Sulle prime il progetto fu sposato dall'intera classe dirigente polesana come motore di sviluppo economico e rilancio turistico per la città. Dopo lo scandalo Fajazzio la cosa cadde nel dimenticatoio.
Negli anni successivi si iniziò a parlare di restyling del corso, anche se questo termine allora non si usava, giacchè l'Inghilterra fu scoperta da esploratori italiani solo negli anni Novanta. Per molto tempo la città fu divisa dai litigi tra chi voleva il corso aperto al traffico motorizzato e chi intendeva invece riaprire l'alveo dell'Adigetto per consentire il transito di natanti. La diatriba fu risolta solo dopo una sanguinosa guerra fratricida, che causò oltre otto milioni di morti. I sostenitori dell'Adigetto in centro furono completamente sterminati con granate al fosforo, garrote e altri metodi brutali e sepolti in fosse comuni nella zona che oggi ospita il parco della circonvallazione ovest. Il Comune proclamò quindi un bando pubblico, inizialmente rivolto esclusivamente agli architetti, poi anche alle scuole elementari e medie, per il miglior progetto di riqualificazione della via.
Il primo progetto fu approvato sul finire degli anni Ottanta dall'assessore Graziano Azzalin I°, delegato all'Urbanistica dopo avere vinto due partite di seguito a Monopoli. Il Corso avrebbe dovuto essere rivestito interamente in foglia d'oro, con una monorotaia di collegamento tra i due estremi, anch'essa rivestita d'oro zecchino e decorata con fregi barocchi. Lungo il corso sarebbero stati esposti, in teche di diamante indistruttibile, i quadri più pregiati della pinacoteca dell'Accademia. La strada sarebbe stata completamente evacuata e l'accesso consentito a una sola persona al giorno, previo pagamento di un biglietto. Durante la visita sarebbe stato messo in scena gratuitamente uno spettacolo del Teatro del Lemming ispirato alla tragedia greca di Eufarsia e Pisifone.
Rivisitato dieci anni dopo, il restyling del corso prevedeva marciapiedi di porcellane cinesi e maioliche decorate, con elementi di arredo in vetro di Murano. Il corso sarebbe rimasto aperto al traffico per non scontentare i bottegai, ma sarebbe stato interdetto ai pedoni, che avrebbero potuto accedere in numeri contingentati e indossando apposite pattine per non rovinare i marciapiedi. Il piano fu rivisto dalla giunta del sindaco Hans Jørgensen, nel periodo in cui Rovigo fu occupata militarmenta dai danesi per alcune contese territoriali mai chiarite. Dopo anni e anni di correzioni, si arriva al corso come lo conoscete oggi: impreziosito da marmetti policromi, cubi di metallo, panchine di polistirolo e alberelli rachitici, corso del Popolo ha recentemente vinto il premio per il plastico più grande del mondo.
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