“Pentiti, Marchionne, il tuo regno è finito!” Attacca con questa durissima frase la lettera dello scrittore napoletano Roberto Saviano che il quotidiano La Repubblica, pubblica oggi, nel giorno del processo popolare al boss della Fiat.
Dopo le turbolente manifestazioni degli operai di Pomigliano, che la scorsa settimana hanno detronizzato i vertici dei sindacati metalmeccanici, invocando l’autorappresentanza, il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha concesso di ospitare in piazza Plebiscito il processo pubblico in contumacia a Sergio Marchionne, accusato di eversione per avere tentato di abbattere i pilsatri costituzionali che tutelano i diritti dei lavoratori.
Le responsabilità del capo della Fiat, ancora latitante all’estero, verranno dibattute nella pubblica piazza dagli operai dello stabilimento di Pomigliano d’Arco, prima vittima della guerra allo stato di diritto dichiarata dalla Fiat. Il processo sarà animato dalle musiche del jazzista Daniele Sepe.
L’udienza, alla quale sono previsti gli interventi di operai dagli stabilimenti di tutta Italia, segna il momento di massima difficoltà per l’azienda torinese. Nei giorni scorsi, infatti, il governo serbo ha dichiarato di non volere stabilimenti della Fiat nel proprio paese: “Siamo uno stato di diritto – ha ribadito il premier serbo Boris Tadic – Certe aziende non pensino di venire qui a sperimentare pratiche di sfruttamento, supponendo di poter oltraggiare la dignità della classe lavoratrice. Se è così, vadano altrove”.
Un clima talmente torrido che anche Saviano ha deciso di uscire allo scoperto: “La camorra prospera dove la popolazione è debole e sfruttata. Contro la malavita non bastano gli arresti clamorosi, ma occorre migliorare le condizioni materiali di chi vive e lavora nei territori dei clan. Occorre offrire un’alternativa allo sfruttamento, che non può certo essere un’altra forma di sfruttamento”.
Il processo di Pomigliano sta diventando un punto di riferimento per i numerosi lavoratori che da mesi chiedono risposte alle aziende. Il governo tace imbarazzato, mentre l’intero gruppo dirigente del Pd è emigrato in Israele, assieme ai segretari nazionali di Cgil, Cisl e Uil. Molte amministrazioni locali intanto stanno rivedendo le politiche di sostegno al lavoro, sulla scia dei mutamenti culturali in atto. E’ di ieri la notizia che il consiglio comunale di Rovigo ha approvato una delibera su proposta dell’ex assessore Nadia Romeo: le armi acquistate per armare i vigili saranno destinate invece ai lavoratori dichiarati "in esubero" perchè possano sostenere con maggiore efficacia le loro giuste rivendicazioni nei confronti del padronato.
Dopo le turbolente manifestazioni degli operai di Pomigliano, che la scorsa settimana hanno detronizzato i vertici dei sindacati metalmeccanici, invocando l’autorappresentanza, il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha concesso di ospitare in piazza Plebiscito il processo pubblico in contumacia a Sergio Marchionne, accusato di eversione per avere tentato di abbattere i pilsatri costituzionali che tutelano i diritti dei lavoratori.
Le responsabilità del capo della Fiat, ancora latitante all’estero, verranno dibattute nella pubblica piazza dagli operai dello stabilimento di Pomigliano d’Arco, prima vittima della guerra allo stato di diritto dichiarata dalla Fiat. Il processo sarà animato dalle musiche del jazzista Daniele Sepe.
L’udienza, alla quale sono previsti gli interventi di operai dagli stabilimenti di tutta Italia, segna il momento di massima difficoltà per l’azienda torinese. Nei giorni scorsi, infatti, il governo serbo ha dichiarato di non volere stabilimenti della Fiat nel proprio paese: “Siamo uno stato di diritto – ha ribadito il premier serbo Boris Tadic – Certe aziende non pensino di venire qui a sperimentare pratiche di sfruttamento, supponendo di poter oltraggiare la dignità della classe lavoratrice. Se è così, vadano altrove”.
Un clima talmente torrido che anche Saviano ha deciso di uscire allo scoperto: “La camorra prospera dove la popolazione è debole e sfruttata. Contro la malavita non bastano gli arresti clamorosi, ma occorre migliorare le condizioni materiali di chi vive e lavora nei territori dei clan. Occorre offrire un’alternativa allo sfruttamento, che non può certo essere un’altra forma di sfruttamento”.
Il processo di Pomigliano sta diventando un punto di riferimento per i numerosi lavoratori che da mesi chiedono risposte alle aziende. Il governo tace imbarazzato, mentre l’intero gruppo dirigente del Pd è emigrato in Israele, assieme ai segretari nazionali di Cgil, Cisl e Uil. Molte amministrazioni locali intanto stanno rivedendo le politiche di sostegno al lavoro, sulla scia dei mutamenti culturali in atto. E’ di ieri la notizia che il consiglio comunale di Rovigo ha approvato una delibera su proposta dell’ex assessore Nadia Romeo: le armi acquistate per armare i vigili saranno destinate invece ai lavoratori dichiarati "in esubero" perchè possano sostenere con maggiore efficacia le loro giuste rivendicazioni nei confronti del padronato.
* ristampa riveduta e corretta
pubblicato in origine su tuttamialacitta.net
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