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Politica: bin Laden scende in campo

La prima notizia del giorno è che Osama bin Laden non è morto. La seconda è che questa è una ristampa. Quindi l'annuncio che Osama non è morto era un pretesto. D'altro canto, alla morte di Osama non ci crede nessuno, tranne qualche boccalone.
Ed ecco la terza notizia: Al Qaeda abbandona la lotta armata ed entra in politica nello scenario italiano. Lasciatosi alle spalle l'era delle stragi di civili, il leader dell'organizzazione terroristica, Osama bin Laden, è uscito allo scoperto con un'intervista al Corriere della Sera, dicendosi pronto a dare il proprio contributo in una fase molto critica per le istituzioni italiane.
Forti le perplessità del mondo politico, ma fanno discutere anche i toni aspri del leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro: "Ecco un altro miliardario che entra in politica per scampare alla galera".
L'uomo un tempo conosciuto come emiro del terrore, tuttavia, non raccoglie provocazioni. Lui, dice, entra in politica solo per il bene del paese: "Credo sia finita l'epoca dello scontro di civiltà - dichiara nell'intervista a Guido Olimpio - L'occidente corrotto e decadente non ha bisogno di violenza, ma di una politica riformista che miri a produrre cambiamenti positivi, in modo graduale, nell'ordinamento statale ed economico del paese, al fine di favorire quel profondo rinnovamento che ci chiede la società italiana del nuovo millennio. Ritengo che sia ora di dichiarare chiusa la stagione del terrore ed aprire quella delle riforme che gli italiani attendono da troppi anni".
La discesa in campo di Osama, con la formazione politica "La Base", fa però discutere l'establishment che governa il paese. Sebbene il Pd, dopo la dichiarazione sprezzante di Di Pietro, inviti a "non demonizzare l'avversario", ma a "creare tavoli di confronto per ampie alleanze finalizzate alla realizzazione delle riforme che il paese ci chiede", l'ingresso del nuovo soggetto politico non viene accolto con favore nemmeno nel centrodestra. Per la Lega Nord, l'ex deputato Matteo Salvini respinge ogni ipotesi di un confronto alla pari: "Noi pigliamo un sacco di voti fomentando le paure della gente. Se adesso anche i terroristi islamici si trasformano in mezze seghe fanfarone, rischiamo che la gente si rilassi e voti a sinistra". Dal Pdl, il portavoce Daniele Capezzone attacca: "Il nostro paese non può tollerare che facciano politica personaggi legati a doppio filo al terrorismo assassino. La sinistra comunista stia attenta alle alleanze che fa". Anche Emma Bonino, leader del centrosinistra di destra respinge l'idea di dialogare con La Base, pur con cautela: "Io rappresento quella parte di centrosinistra favorevole alla guerra e che giustifica i crimini di Israele contro la popolazione civile in Palestina. E poi non vorrei che questa nuova formazione politica rubasse ulteriori poltrone ai radicali, perchè allora faccio anche io come Capezzone e mi mantengo da vivere leccando il culo a Silvio". Timidi spiragli di dialogo da Luca Cordero di Montezemolo: "Osama, prima che un sanguinario stragista, è un imprenditore di successo, con grandi legami commerciali con molti paesi del mondo, ma che ha sempre mantenuto alti i suoi obiettivi e ideali, seppur talvolta discutibili. E' di questo Osama, dell'Osama imprenditore, dell'Osama concreto ma sognatore, in grado di elaborare complessi progetti, ma anche di fronteggiare con virilità le emergenze e le più dure esperienze, è di questo Osama che oggi ha bisogno il nostro paese".

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