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Polesine Camerini: "Convertiamola a ganja!"

Oggi, lo dicevamo nel post precedente, dedichiamo l'intera giornata al tema del carbone pulito. E siccome ci accusano sempre di essere dei criticoni, incapaci di fare proposte concrete, noi rilanciamo con una proposta vera, estrapolata sempre dal blog di Monello Vianello.

"La Provincia di Rovigo dice un fermo no alla riconversione a carbone di Polesine Camerini. Si valuti invece la possibilità di utilizzare come biocombustibile rotoballe di marijuana". Una presa di posizione sconvolgente e rivoluzionaria, quella di Palazzo Celio, che per la prima volta si oppone apertamente alla riconversione a carbone, ma allo stesso tempo propone una via alternativa.
Sembra dunque che Federico Saccardin, presidente della Provincia e massima autorità della religione mazdeista in Polesine, abbia scelto la strada del decisionismo, abbandonando l'equidistanza che lo ha contraddistinto in questi anni. Ma c'è chi giura che dietro a questa proposta ci sia non tanto il suo vice Gino Spinello (il cui cognome già si presta a facili ironie), quanto il collaboratore Elviro Monini, che proprio in queste settimane sta lavorando in Provincia per scontare in modo alternativo alla detenzione la pena inflittagli per avere causato l'incendio della discarica di Villadose.
Sia come sia, l'ipotesi avrebbe il pieno appoggio anche della sinistra più critica e in effetti appare un passo in avanti rispetto allo stallo degli ultimi anni. La canapa indiana, secondo il documento provinciale, dovrebbe essere utilizzata in una logica di "filiera corta", utilizzando sia le numerose piante sequestrate settimanalmente dalla Polizia sotto i cavalcavia autostradali, sia eventuali piantagioni ad hoc, strettamente regolamentate. L'uso del biocombustibile non altererebbe la capacità produttiva di Polesine Camerini e produrrebbe inoltre un sensibile miglioramento nella qualità della vita dei bassopolesani.
L'esperimento realizzato sul finire degli anni '60 a Bloomington (Illinois), dove la locale centrale è stata appunto riconvertita a ganja, ha dimostrato che i livelli di Co2 emessi dal camino (che comunque possono essere abbassati grazie alle moderne tecnologie) sono ampiamente compensati dall'effetto euforizzante delle emissioni sulla fauna locale. Nell'area di ricaduta del principio attivo dei cannabinoidi, le mucche davano più latte e le galline producevano più uova. Gli abitanti del posto, infine, dimostravano un'incredibile loquacità e allegria. Nel giro di pochi mesi, la depressa cittadina conobbe un boom delle nascite mai riportato dalle cronache e allo stesso tempo un drastico calo degli alcolizzati. Per i due anni in cui l'esperimento fu portato avanti, Bloomington fu ribattezzata New Concordia, ispirandosi al clima di fratellanza e amore promiscuo che si era creato. L'esperimento finì con l'acuirsi della guerra nel Vietnam, che rese necessario dirottare al fronte tutti i cannabinoidi e gli oppiacei disponibili sul mercato, per risollevare inutilmente il morale della truppa.
"Quell'esperienza - scrive la giunta provinciale - dimostra che è possibile conciliare le esigenze del progresso con quelle del benessere dei cittadini. Perchè non ritentare l'esperimento nel nostro Polesine? Quarant'anni di avanzamento tecnologico ci consentirebbero di massimizzare la produttività dell'impianto, riducendo al contempo le emissioni nocive. E gli effetti positivi sull'umore dei portotollesi, c'è da starne sicuri, avrebbero interessanti ricadute sulla crescita economica". Apprezzamento persino dall'ex assessore dimissionario Gianni Nonnato: "Che storia! - scrive - Se avessero elaborato questa proposta quando c'ero io, mica me ne sarei andato così incazzato. Uffa. Sembra quasi che l'abbiano voluto fare per farmi dispetto".


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