Avevamo lasciato il nostro anonimo cicloturista delle isole Svalbard in procinto di abbandonare il viaggio in bicicletta verso la Malesia, che gli sarebbe valso sicuramente una menzione del Guinness dei Primati, se non si fosse arenato sulla strada più o meno ciclabile per Grignano.
Intenzionato a tornare quanto prima alla sua gelida, ma accogliente magione, il nostro ciclista si è quindi rimesso in viaggio in direzione nord, imboccando la ciclabile che dalla stazione ferroviaria si snoda fino al Censer e da lì, nelle fantasie più sfrenate di urbanisti e assessori, dovrebbe congiungere il centro a Boara di qua e Granzette. Lo ritroviamo invece sconcertato, il nostro turista, abituato alla ferrea programmazione degli uomini del nord, allorchè il suo viaggio di ritorno si infrange immediatamente contro un nuovo, inatteso ostacolo: un muro d’erba.
Proprio così: dopo avere affrontato il ripido ponte che conduce al parcheggio del Censer, dopo avere attraversato a scapito della vita il passaggio ciclopedonale all’altezza del sottopasso ferroviario per Granzette, la pista si ferma nel nulla. Un’alta muraglia di ortiche, rovi, sambuchi ed erbacce impedisce di andare oltre.
“Alle Svalbard non sarebbe mai successo”, borbotta il nostro, mentre si prepara a passare oltre, munito di falce per aprirsi un varco nell’erba e badile per dissodare il terreno. Un lavoro titanico, che richiederà giorni e giorni di sudore e fatica. Fortunatamente l’habitat naturale circostante offre tutto il necessario per la sopravvivenza: acqua corrente a volontà; ortiche, ottime per risotti, frittate e impacchi; ma soprattutto una grande quantità di bovoli, ossia le saporite chiocciole tanto apprezzate dai gastronomi veneti e francesi. Manca solo del buon Pinot per innaffiare il tutto.
Nutrendosi di gasteropodi ed erbe selvatiche, il nostro cicloturista continua così la sua avventurosa vacanza nella terra tra i due fiumi.
Intenzionato a tornare quanto prima alla sua gelida, ma accogliente magione, il nostro ciclista si è quindi rimesso in viaggio in direzione nord, imboccando la ciclabile che dalla stazione ferroviaria si snoda fino al Censer e da lì, nelle fantasie più sfrenate di urbanisti e assessori, dovrebbe congiungere il centro a Boara di qua e Granzette. Lo ritroviamo invece sconcertato, il nostro turista, abituato alla ferrea programmazione degli uomini del nord, allorchè il suo viaggio di ritorno si infrange immediatamente contro un nuovo, inatteso ostacolo: un muro d’erba.
Proprio così: dopo avere affrontato il ripido ponte che conduce al parcheggio del Censer, dopo avere attraversato a scapito della vita il passaggio ciclopedonale all’altezza del sottopasso ferroviario per Granzette, la pista si ferma nel nulla. Un’alta muraglia di ortiche, rovi, sambuchi ed erbacce impedisce di andare oltre.
“Alle Svalbard non sarebbe mai successo”, borbotta il nostro, mentre si prepara a passare oltre, munito di falce per aprirsi un varco nell’erba e badile per dissodare il terreno. Un lavoro titanico, che richiederà giorni e giorni di sudore e fatica. Fortunatamente l’habitat naturale circostante offre tutto il necessario per la sopravvivenza: acqua corrente a volontà; ortiche, ottime per risotti, frittate e impacchi; ma soprattutto una grande quantità di bovoli, ossia le saporite chiocciole tanto apprezzate dai gastronomi veneti e francesi. Manca solo del buon Pinot per innaffiare il tutto.
Nutrendosi di gasteropodi ed erbe selvatiche, il nostro cicloturista continua così la sua avventurosa vacanza nella terra tra i due fiumi.
testo e foto da manualeperciclisti.wordpress.com
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