Ora, mettiamo che un ciclista proveniente dalle Isole Svalbard e intenzionato a raggiungere l’esotica Malesia per finire nel Guinnes dei Primati, mettiamo che questo ciclista passi per Rovigo e finisca sulla ciclabile all’interno della rotatoria di Ponte Marabin.
Essa, la ciclabile, è senza ombra di dubbio un’opera di pregevole fattura. Per esempio, è l’unica pista ciclabile rovigotta che non inizi nel nulla per finire nel nulla, ma, seppure in modo naif, consente al ciclista e al pedone di arrivare dal centro alla stazione o a San Pio X o alla ciclabile dell’Adigetto. Poi quando arrivi a San Pio X non sai esattamente dove andare, ma questo è un altro discorso.
Mettiamo, dicevamo, che costui, l’eroico ciclista delle Isole Svalbard intenda recarsi fino al Po in bicicletta, servendosi della ciclabile lungo l’Adigetto e di lì raggiungendo quella che porta da Pontecchio fino a Guarda Veneta. Arrivato sul ponte Marabin, a uno dei bivi della ciclabile interna, al primo bivio (vedi foto) avrà delle difficoltà a rintracciare la direzione giusta. A nessuno, infatti, pare sia venuto in mente di installare dei cartelli indicatori. Numerosi rodigini, infatti, vagano ancora senza meta all’interno della ciclabile, cercando di trovare la strada giusta per la stazione. C’è chi sostiene che l’appalto della segnaletica interna alla ciclabile sia stato affidato agli elfi, che hanno costruito dei cartelli visibili solo ai druidi e agli uomini dotati del terzo occhio. C’è chi dice che i cartelli non li abbiano mai costruiti.
Sia come sia, ecco alcuni suggerimenti per individuare la direzione da imboccare una volta giunti ai vari bivi della ciclabile privi di segnaletica: munirvi di bussola; in alternativa, orientarvi con il ciclo del sole, che nasce a est e tramonta a ovest; attendere la notte e usare la stella polare e gli altri astri come punti di riferimento; individuare la direzione giusta cercando un albero e tenendo presente che il muschio cresce in genere sul lato nord del tronco, mentre sul lato sud i rami crescono di più; attendere l’autunno e seguire le direzioni degli uccelli migratori per stabilire qual’è il sud.
Essa, la ciclabile, è senza ombra di dubbio un’opera di pregevole fattura. Per esempio, è l’unica pista ciclabile rovigotta che non inizi nel nulla per finire nel nulla, ma, seppure in modo naif, consente al ciclista e al pedone di arrivare dal centro alla stazione o a San Pio X o alla ciclabile dell’Adigetto. Poi quando arrivi a San Pio X non sai esattamente dove andare, ma questo è un altro discorso.
Mettiamo, dicevamo, che costui, l’eroico ciclista delle Isole Svalbard intenda recarsi fino al Po in bicicletta, servendosi della ciclabile lungo l’Adigetto e di lì raggiungendo quella che porta da Pontecchio fino a Guarda Veneta. Arrivato sul ponte Marabin, a uno dei bivi della ciclabile interna, al primo bivio (vedi foto) avrà delle difficoltà a rintracciare la direzione giusta. A nessuno, infatti, pare sia venuto in mente di installare dei cartelli indicatori. Numerosi rodigini, infatti, vagano ancora senza meta all’interno della ciclabile, cercando di trovare la strada giusta per la stazione. C’è chi sostiene che l’appalto della segnaletica interna alla ciclabile sia stato affidato agli elfi, che hanno costruito dei cartelli visibili solo ai druidi e agli uomini dotati del terzo occhio. C’è chi dice che i cartelli non li abbiano mai costruiti.
Sia come sia, ecco alcuni suggerimenti per individuare la direzione da imboccare una volta giunti ai vari bivi della ciclabile privi di segnaletica: munirvi di bussola; in alternativa, orientarvi con il ciclo del sole, che nasce a est e tramonta a ovest; attendere la notte e usare la stella polare e gli altri astri come punti di riferimento; individuare la direzione giusta cercando un albero e tenendo presente che il muschio cresce in genere sul lato nord del tronco, mentre sul lato sud i rami crescono di più; attendere l’autunno e seguire le direzioni degli uccelli migratori per stabilire qual’è il sud.
testo e foto da manualeperciclisti.wordpress.com
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