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Eroi polesani del nostro tempo: Nullo Chennedi (parte II)

Pubblichiamo in ritardo questo nuovo capitolo della biografia di Nullo Chennedi, curato dal nostro collaboratore Ivan Mancin, perchè ci è giunto in modo rocambolesco. A recapitarcelo, infatti, è stato un indoeuropeo di bassa statura, con la lingua a penzoloni, che ha preteso una mancia per il servizio, ma ha rifiutato un bicchiere d'acqua. "Faccio parte di un servizio di consegna a staffetta. Abbiamo impiegato centoventimila persone per portarle questo plico da Bonggakaradeng, in Indonesia". Non sappiamo che diavolo ci faccia Ivan in Indonesia, ma tosto pubblichiamo il suo tempestivo contributo.

Abbiamo lasciato Nullo (nickname di John Fitzgerald) Chennedi alle prese col fallimento canoro e l'incontro che gli segnerà la vita: Craxi.
Gli anni '80 vissuti alla corte del Grande Indebitatore furono magnifici. La Milano da bere e a Roma per magnare.Si sente a suo agio Nullo tra artistucoli di mezza tacca, architetti di vaglia che incassavano poderosi assegni per il frutto di lavori fatti dopo una notte insonne passata seduti sulla tazza del cesso, nani e ballerine.
Conosce ivi, nella ghenga  del Ministro viveur Gianni "grease" De Michelis, un paio di rampanti giovinetti: Maurizio Sacconi, un mezzo sindacalista UIL afflitto dalla stipsi, come dimostra la perenne espressione da sforzo che gli disegna il volto e Renato Brunetta un nano ballerino afflitto dalla sindrome di Turette, e con questi allegri compari di bisboccia si diverte spesso, in quel di Venezia, ad andare a suonare alle quattro di notte alla porta di Massimo Cacciari per poi fuggire inseguiti dai peggio filosofici improperi.
Di questi tempi è il crescere della sua fama di tombeur de femmes frutto anche del fascino gigionesco che si porta dietro dal suo passato di cantante confidenziale e del magnetismo dello sguardo perso nel vuoto, dovuto agli stati di assenza cattatonica che ritornano ogni tanto, che le donne scambiano per aria sognante e malinconica.
Ma l'incontro fatale che da il la ad un sodalizio sempiterno è con l'unico esemplare planetario di socialfranchista: Don Domingo Cayetano Rodriguez y Romero., un ex nobiluomo ispanico espatriato volontariamente in Italia ai tempi della morte del Caudillo Francisco Franco e che in Bettino riconosce le caratteristiche del Caudillo redivivo.
Con Romero che ha una figlia, l’infanta Eleuteria, che fa sempre giocare al “pequeno alcalde pistolero” per prepararla al futuro  istituzionale, Nullo Chennedi inventa la Rovigo da ciucciare e mette in piedi una società, la CELTICA s.r.l. che, su suggerimento di Rodriguez y Romero, discendente di una schiatta di commercianti di schiavi, prevede nello statuto la pressoché totale disponibilità psicofisica delle maestranze, Pomigliano d’Arco impallidisce al confronto, e financo lo jus primae noctis con le lavoratrici.
Nullo passa di successo in successo con sfrontatezza e disinvoltura, la sua statura politica si inerpica e viene votato per quattro anni di seguito, due a parimerito col suo coetaneo del PCI Gianmaria Ingordi, come Miglior Giovine Politicante della Città delle rose, ma l’imprevisto è dietro l’angolo.
Le fortune politiche del Grande Indebitatore, Bettino Craxi, si arenano nelle confessioni del mariuolo Mario Chiesa e il Grande Barnum socialista degli anni ’80 si scioglie come neve al sole.
Craxi fugge ad Hammamet e Nullo Chennedi, sentendo crollargli il mondo addosso e annusando l’interessamento della magistratura nei suoi confronti, ripara nell’Abbazia di Pomposa e per tre lunghi mesi, chiuso nella sua celletta, medita sulla sua vita, sull’ipotesi di diventare frate nell’ordine dei beati faccendieri dello IOR e sull’assenza di gnocca che gli pesa assai. Riuscirà il buon Nullo a risollevare le proprie sorti e a rinverdire i fasti del Garofano rodigino?
Lo sapremo nella terza e ultima puntata.

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