Incapaci di sbarazzarsi di Benito il Taumaturgo da soli, i leader della sinistra non aspettano altro che l'ennesima gaffe per tornare a sognare la fine del suo regno. Con un'opposizione del genere, Silvio è costretto a fare tutto da solo, così lo scorso ottobre gli è venuto spontaneo farsi filmare mentre raccontava una vecchia barzelletta sessista su Rosy Bindi, che culminava in un "Orcodio!" tra le risate degli astanti.
"Ha bestemmiato! Ora vedrai che culo gli faranno i vescovi", hanno mormorato a sinistra, devotamente appesi alle gonnelle di mamma Chiesa. Sembrava quasi fatta, e invece ecco l'intervento di Monsignor Fisichella, pilota ed illustre esponente della chiesa moderna, che ha invitato a sorvolare: la bestemmia, dice, "va contestualizzata". Insomma, nell'ambito di un'ammuffita storiella maschilista che prende in giro un'avversaria politica perchè non è abbastanza figa, un porcodio ci può pure stare. Ma come distinguere il contesto idoneo da quello non idoneo? Ne abbiamo parlato con padre Roberto, scrittore, teologo, fumatore di pipa. Riproponiamo quell'intervista, del resto sempre attuale.
Padre Roberto, la Chiesa apre dunque a interpretazioni più elastiche del secondo comandamento. Ciò vale solo per le barzellette?
Beh, il caso delle barzellette è forse il caso per eccellenza per aprire un discorso sulla liceità o meno di determinate esclamazioni. E' chiaro che, se funzionale ad ottenere un effetto comico, la bestemmia diviene un elemento indispensabile. Eliminare l'imprecazione significherebbe fare crollare l'impalcatura su cui si regge la gag comica. Parimenti, se al termine della barzelletta, invece di "Orcodio!" (in assonanza con l'orchidea nominata poco prima), il premier avesse detto "porcodio", la barzelletta non avrebbe avuto senso e la bestemmia sarebbe stata da biasimare.
Sicuro, ma ci sono casi in cui la bestemmia non è indispensabile, ma conferisce maggiore efficacia a gag già piuttosto audaci. Ad esempio, conosce la barzelletta di Gesù, Pietro e Giuda che vanno a puttane?
Sì, la raccontava in continuazione papa Luciani.
Orbene, quando Fisichella invita a contestualizzare, apre ad una serie di scenari più vasti della barzelletta, in cui sembra lecito nominare il nome di Dio invano, accostandolo a varie specie di animali vivipari e non. Può farci qualche esempio?
L'esempio classico è quello dell'intercalare. Molti anziani, specie in Veneto, ma anche in Toscana, fanno uso dell'esclamazione "diocane" come a dire "Ah!", "Veh!", "Ohibò!". Ricordo una volta, durante un ritiro estivo, che mi fermai a giuocare a ramino ad un bar di Boiago con alcuni vecchi del posto. Chiesi qualche informazione sul giuoco al signor Bepi, il quale mi rispose: "Agli effetti delle combinazioni della scala, diocan!, l'asso ha un duplice valore, diocan!: può valere uno, diocan!, e quindi servire per una scala di Asso, 2,3, diocan! Oppure, diocan!, valere per la carta superiore al Re, diocan!, e quindi servire per la scala di Q, K, Asso, diocan! Il jolly, diocan!, può assumere indistintamente, diocan!, tutti i valori di tutti i semi, diocan!, e quindi serve agli effetti, diocan!, di qualsiasi combinazione". Capisce che in tali contesti la bestemmia è desemantizzata e non può quindi essere interpretata sensu strictu come offesa deliberata a Nostro Signore.
Anche perchè Dio, non esistendo, difficilmente può offendersi. Ma veniamo a noi. A me capita spesso di invocare l'Altissimo Onnipotente di cui non si butta via niente. Ancora una volta, come distinguere quando è bene e quando è male?
Si deve andare a buon senso, come sempre. Ad esempio, a me succede di nominare la Vergine Maria quando, alzandomi dalla scrivania, picchio il ginocchio contro lo spigolo del comodino. Ma in questo caso non è altro che un'ennesima esclamazione, se vogliamo colorita, ma certo desemantizzata al pari di quelle degli anziani al bar. Non intendo certo colpevolizzare la Vergine Maria del mio dolore, nè tanto meno affermare consciamente che Ella abbia fatto mercimonio del proprio corpo. Dunque non di offesa si tratta, ma di semplice interiezione che va contestualizzata. Comunque Papa Benedetto XVI si appresta a pubblicare un'enciclica che dovrebbe fare chiarezza sulla liceità o meno della bestemmia in determinate situazioni. Riserverà delle sorprese.
Non ci può anticipare nulla?
Per ora ho letto solo la parte introduttiva, quella in cui Sua Santità rasserena gli amanti focosi, affermando che bestemmiare la Madonna durante un orgasmo particolarmente intenso è in fondo un peccato veniale.
"Ha bestemmiato! Ora vedrai che culo gli faranno i vescovi", hanno mormorato a sinistra, devotamente appesi alle gonnelle di mamma Chiesa. Sembrava quasi fatta, e invece ecco l'intervento di Monsignor Fisichella, pilota ed illustre esponente della chiesa moderna, che ha invitato a sorvolare: la bestemmia, dice, "va contestualizzata". Insomma, nell'ambito di un'ammuffita storiella maschilista che prende in giro un'avversaria politica perchè non è abbastanza figa, un porcodio ci può pure stare. Ma come distinguere il contesto idoneo da quello non idoneo? Ne abbiamo parlato con padre Roberto, scrittore, teologo, fumatore di pipa. Riproponiamo quell'intervista, del resto sempre attuale.
Padre Roberto, la Chiesa apre dunque a interpretazioni più elastiche del secondo comandamento. Ciò vale solo per le barzellette?
Beh, il caso delle barzellette è forse il caso per eccellenza per aprire un discorso sulla liceità o meno di determinate esclamazioni. E' chiaro che, se funzionale ad ottenere un effetto comico, la bestemmia diviene un elemento indispensabile. Eliminare l'imprecazione significherebbe fare crollare l'impalcatura su cui si regge la gag comica. Parimenti, se al termine della barzelletta, invece di "Orcodio!" (in assonanza con l'orchidea nominata poco prima), il premier avesse detto "porcodio", la barzelletta non avrebbe avuto senso e la bestemmia sarebbe stata da biasimare.
Sicuro, ma ci sono casi in cui la bestemmia non è indispensabile, ma conferisce maggiore efficacia a gag già piuttosto audaci. Ad esempio, conosce la barzelletta di Gesù, Pietro e Giuda che vanno a puttane?
Sì, la raccontava in continuazione papa Luciani.
Orbene, quando Fisichella invita a contestualizzare, apre ad una serie di scenari più vasti della barzelletta, in cui sembra lecito nominare il nome di Dio invano, accostandolo a varie specie di animali vivipari e non. Può farci qualche esempio?
L'esempio classico è quello dell'intercalare. Molti anziani, specie in Veneto, ma anche in Toscana, fanno uso dell'esclamazione "diocane" come a dire "Ah!", "Veh!", "Ohibò!". Ricordo una volta, durante un ritiro estivo, che mi fermai a giuocare a ramino ad un bar di Boiago con alcuni vecchi del posto. Chiesi qualche informazione sul giuoco al signor Bepi, il quale mi rispose: "Agli effetti delle combinazioni della scala, diocan!, l'asso ha un duplice valore, diocan!: può valere uno, diocan!, e quindi servire per una scala di Asso, 2,3, diocan! Oppure, diocan!, valere per la carta superiore al Re, diocan!, e quindi servire per la scala di Q, K, Asso, diocan! Il jolly, diocan!, può assumere indistintamente, diocan!, tutti i valori di tutti i semi, diocan!, e quindi serve agli effetti, diocan!, di qualsiasi combinazione". Capisce che in tali contesti la bestemmia è desemantizzata e non può quindi essere interpretata sensu strictu come offesa deliberata a Nostro Signore.
Anche perchè Dio, non esistendo, difficilmente può offendersi. Ma veniamo a noi. A me capita spesso di invocare l'Altissimo Onnipotente di cui non si butta via niente. Ancora una volta, come distinguere quando è bene e quando è male?
Si deve andare a buon senso, come sempre. Ad esempio, a me succede di nominare la Vergine Maria quando, alzandomi dalla scrivania, picchio il ginocchio contro lo spigolo del comodino. Ma in questo caso non è altro che un'ennesima esclamazione, se vogliamo colorita, ma certo desemantizzata al pari di quelle degli anziani al bar. Non intendo certo colpevolizzare la Vergine Maria del mio dolore, nè tanto meno affermare consciamente che Ella abbia fatto mercimonio del proprio corpo. Dunque non di offesa si tratta, ma di semplice interiezione che va contestualizzata. Comunque Papa Benedetto XVI si appresta a pubblicare un'enciclica che dovrebbe fare chiarezza sulla liceità o meno della bestemmia in determinate situazioni. Riserverà delle sorprese.
Non ci può anticipare nulla?
Per ora ho letto solo la parte introduttiva, quella in cui Sua Santità rasserena gli amanti focosi, affermando che bestemmiare la Madonna durante un orgasmo particolarmente intenso è in fondo un peccato veniale.
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