Avviso ai lettori. 1) Smettetela di scrivere "biancoenero red tossico" su google per cercare il mio sito. 2) La notizia che seguirà me l'ha detta mia zia una settimana fa, mentre eravamo in coda al supermercato. In quel momento stavo cercando di ricordarmi il pin del bancomat e in più non ho preso appunti. E' possibile che ciò che leggerete abbia ben poca attinenza con la realtà. Capita.
Fa di nuovo parlare di sè, il Teatro del Lemming, compagnia teatrale che da anni fa discutere la gente perbene, per via degli spettacoli pieni di gente gnuda che molesta il pubblico. Ieri la prima del nuovo spettacolo, "Stranaborto: due uomini, un figlio mai nato", che già fa discutere.
Al centro della messa in scena, la storia sentimentale di due uomini, Ettore (un funzionario comunale che sogna di fare carriera nella sanità grazie alle amicizie nella Lega Nord) e Giovanni Lindo (il potente presidente di una holding finanziaria milanese). I due si dispensano vicendevolmente amore fisico, finchè Ettore non confessa a Giovanni Lindo di aspettare un figlio da lui. L'iniziale gioia viene rotta da una drammatica notizia: nascerà una femmina. Sconvolto, Ettore deciderà di abortire, ma Giovanni Lindo lo fermerà prima che tenti di entrare in clinica: ne andrebbe del buon nome di entrambi. Alla fine Ettore muore mentre tenta di abortire con un appendiabiti arrugginito.
Una storia dura e cruda, rappresentata in modo non meno duro e crudo. "E' una metafora del maschilismo che permea in modo sempre più crescente la nostra società, come un rigurgito di tempi bui", commenta il regista, Massimo Munaro. Metafora, quella del rigurgito, che si ritrova nella scena in cui Ettore, incinto, vomita sul pubblico. Fa scalpore anche un passaggio della trama in cui un gigantesco minotauro nudo vende pillole del giorno dopo fuori da un liceo e infastidisce il pubblico strusciando il proprio pene flaccido addosso agli spettatori. Memorabile la battuta finale del fratello di Ettore, Casimiro, un poliziotto della celere con la tendenza del travestitismo: "L'hai ucciso tu! Tu! Con il tuo sasso!"
A fine spettacolo, un momento dedicato a Cicciuzzo Sconciaforni, con la proiezione di alcuni spezzoni del suo "Carmelo Pene", tributo hard al mondo del teatro, intervallate da scene di animali maltrattati da nani in tenuta da football.
Fa di nuovo parlare di sè, il Teatro del Lemming, compagnia teatrale che da anni fa discutere la gente perbene, per via degli spettacoli pieni di gente gnuda che molesta il pubblico. Ieri la prima del nuovo spettacolo, "Stranaborto: due uomini, un figlio mai nato", che già fa discutere.
Al centro della messa in scena, la storia sentimentale di due uomini, Ettore (un funzionario comunale che sogna di fare carriera nella sanità grazie alle amicizie nella Lega Nord) e Giovanni Lindo (il potente presidente di una holding finanziaria milanese). I due si dispensano vicendevolmente amore fisico, finchè Ettore non confessa a Giovanni Lindo di aspettare un figlio da lui. L'iniziale gioia viene rotta da una drammatica notizia: nascerà una femmina. Sconvolto, Ettore deciderà di abortire, ma Giovanni Lindo lo fermerà prima che tenti di entrare in clinica: ne andrebbe del buon nome di entrambi. Alla fine Ettore muore mentre tenta di abortire con un appendiabiti arrugginito.
Una storia dura e cruda, rappresentata in modo non meno duro e crudo. "E' una metafora del maschilismo che permea in modo sempre più crescente la nostra società, come un rigurgito di tempi bui", commenta il regista, Massimo Munaro. Metafora, quella del rigurgito, che si ritrova nella scena in cui Ettore, incinto, vomita sul pubblico. Fa scalpore anche un passaggio della trama in cui un gigantesco minotauro nudo vende pillole del giorno dopo fuori da un liceo e infastidisce il pubblico strusciando il proprio pene flaccido addosso agli spettatori. Memorabile la battuta finale del fratello di Ettore, Casimiro, un poliziotto della celere con la tendenza del travestitismo: "L'hai ucciso tu! Tu! Con il tuo sasso!"
A fine spettacolo, un momento dedicato a Cicciuzzo Sconciaforni, con la proiezione di alcuni spezzoni del suo "Carmelo Pene", tributo hard al mondo del teatro, intervallate da scene di animali maltrattati da nani in tenuta da football.
(da Monello Vianello, 16 ottobre 2009)
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